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QUEL MOSTRO DEL LAGO DI COMO

Non è che vogliamo imitare il Manzoni che iniziava con “Quel ramo del lago di Como”, né pensiamo a storie di serial killer degne di “Criminal Minds”, perché il mostro al quale alludiamo è più un mito, una leggenda che non un mostro autentico. Però anche dalle nostre parti si aggira una presenza acquatica inquietante. Ricordate Nessie? E' il nomignolo col quale è diventato famoso il mostro del lago di Loch Ness in Scozia. Ogni anno decine di migliaia di persone si recano su quelle rive con la speranza di incontrarlo, così armati di binocolo in mezzo alla vegetazione o sui bordi delle strade sfidano la nebbia e la temperatura. Ma anche qui da noi possiamo vantare una presenza che, rispetto alla Scozia, ha addirittura un fondamento storico reale. Eh già, perché il nostro lago ha ospitato il Lariosauro, un rettile acquatico predatore vissuto del Triassico medio, cioè circa 250 milioni di anni fa, e quindi oggi abbondantemente estinto. Il primo ritrovamento avvenne nel 1839, quando nella zona di Perledo (sponda orientale) furono rinvenuti i resti fossili di un essere della lunghezza di circa 60 centimetri, al quale venne attribuito il nome di Lariosaurus Balsami, abbinando Lario (altro nome di Como) con Giuseppe Balsamo Crivelli, autore della scoperta. Di questa creatura, una delle particolarità erano le zampe anteriori, che si suppone si fossero trasformate in qualcosa di simile a delle pinne, mentre quelle posteriori avrebbero conservato l'originale struttura a cinque dita.

Ora vi chiederete, ma perché parliamo di una cosa esistita 250 milioni di anni fa? Perché il giornalista e conduttore TV Carlo Lucarelli, nel suo libro “Strane storie”, riprende questa vicenda e ripercorre i fatti che hanno portato il Lariosauro alle attenzioni odierne. La leggenda nasce nel 1946 quando due cacciatori comaschi, trovandosi nella riserva naturale di Pian di Spagna, avvistano un misterioso animale della lunghezza di alcuni metri. Ovviamente la cosa desta sorpresa ed i pescatori del lago escludono che lucci o carpe siano mai arrivati a tali dimensioni. Poco tempo dopo anche a Varenna appare qualcosa di simile. Nel 1954 ad Argegno viene avvistato un animale più piccolo, si parla di 90 cm circa, ma sia le zampe posteriori sia il muso ricorderebbero quelle parti di un'anatra. Nell'agosto del 1957, nella zona lacustre tra Dongo e Musso, più persone vedono qualcosa di non ben identificato ma di dimensioni grandi, cioè parecchi metri. Nello stesso anno, ma a settembre, l'equipaggio di una batisfera si imbatte con grande sorpresa in uno strano animale con la testa simile a quella di un coccodrillo. A questo incontro si ispira il romanzo “Il mostro del lago di Como”, scritto da Emanuele Pagani.

Passiamo ora al 2002. A Dervio viene scattata una foto che ritrarrebbe il nostro Lariosauro. Sarà una fake? Può darsi, ma il dubbio resta. Nel 2003 abbiamo poi un nuovo avvistamento: l'oggetto sarebbe qualcosa tipo una gigantesca anguilla di circa 10/12 metri. Anche i sommozzatori si sono immersi nelle profonde acque del lago e oltre i 100 metri hanno scoperto profonde caverne e anfratti, con resti di reti di pescatori e oggetti di vario genere, e non hanno escluso la presenza di esseri viventi in quelle caverne.

Ovviamente la soluzione non c'è. Il ricercatore Giorgio Castiglioni ha studiato i casi ed ha trovato risposte secondo lui valide: invenzioni giornalistiche, anguille giganti, perfino una lontra fuori dimensione. Tuttavia gli avvistamenti si sono ripetuti negli anni fino ai giorni nostri. Nelle zone del lago la presenza del Lariosauro è data non per certa, ma probabile sì, un po' come quella di George Clooney che si sa che c'è ma difficilmente si vede. Comunque anche il noto cantante dialettale Davide Van de Sfroos ha dedicato al mostro una ballata: “Menestrello lagheè”. Questa la storia, se avete bisogno di prove scientifiche non ce ne sono, ma se subite il fascino di queste leggende sappiate che non siete in pochi. Al Museo di Storia naturale di Lecco hanno dedicato una sala al Lariosauro; quindi se vi viene voglia di fare un giro del lago vi capiamo benissimo e infatti, come abitudine di questa rubrica, ci preoccupiamo anche dei vostri interessi culinari. Se vi recate sul lago ricordate che nelle numerose trattorie poste lungo le rive potete trovare ottimo pesce di lago come portata principale, sicuramente accompagnato dalla polenta che con- sigliamo nella versione "uncia", cioè servita mescolata con formaggio e burro fuso sciolti in uno sformato. Ma non possiamo esimerci da indicarvi alcuni piatti tipici propri della zona. L'Ultadell, detto anche Paradell o turtell, e a Como città la Cutiza, una pasta di farina di frumento, uova, latte e sale fritta nel burro. Poi i Missoltini, che sono pesce agone pescato nel mese di maggio e fatto essiccare al sole, conservato in strati di foglie di alloro all'interno di un contenitore di legno chiamato missolta. Questi pesci vengono grigliati ma poco, cosparsi di olio e sale e accompagnati con l 'immancabile polenta. Tipico è il Pesce in carpione (lavarelli, agoni salmerini), fritto e poi marinato con aceto, cipolla e alloro; una variante prevede la marinatura con olio, prezzemolo, mollica di pane, aceto, capperi e acciughe. Infine la Mascia, dolce tipico fatto aggiungendo ad acqua e farina pane raffermo ammollato nel latte, con frutta secca, uvetta sultanina ma anche mele e pere a tocchetti; ne ricavate tortelli o quadrotti che andranno fritti. Sempre come dolce il Masigott, impasto rustico lievitato di farina bianca, grano saraceno, burro, uova, latte uvetta, pinoli e... attenzione... arancia candita. Adesso che sapete quasi tutto sul mostro del lago di Como potete chiamarlo col soprannome locale, cioè Lierni, e sapere che perfino il giornalino Topolino ne ha parlato in alcuni fumetti. Alla prossima!

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