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LA SINDROME DELLA CAPANNA

Il governo italiano ha annunciato l'intenzione di non prorogare dal 1° aprile lo stato di emergenza sanitaria, che perdura ormai da due anni a causa della pandemia da Covid 19. La fine dello stato di emergenza comporterebbe un graduale ritorno alla tanto sospirata “normalità” e l'allentamento delle misure restrittive che hanno contraddistinto gli ultimi due anni. Se la maggior parte delle persone desidera tornare a vivere la propria socialità liberamente, un significativo numero di persone di ogni età è, invece, spaventato dall' uscire di casa e vive con ansia la ripresa delle normali routine. Questo fenomeno viene definito sindrome della capanna (dall' inglese cabin fever) e si riferisce ad uno stato di smarrimento che implica la difficoltà ad uscire dalla propria abitazione, che rappresenta il luogo sicuro, nel quale ci si è rifugiati durante i mesi di confusione e emergenza sanitaria. A livello scientifico, la sindrome della capanna non è ancora completamente riconosciuta, poiché manca di letteratura e casistica, ma nell' arco degli ultimi due anni, in corrispondenza delle fasi di riapertura, medici e psicologi hanno riscontrato un numero crescente di casi. Secondo la Società Italiana di Psichiatria sono circa un milione gli italiani interessati da questa forma di disagio. Si tratta di un quadro sintomatologico che può essere associato a molteplici circostanze. In genere, i sintomi riscontrati sono:

· sentimenti di tristezza, paura, angoscia e frustrazione;

· senso di stanchezza, difficoltà ad alzarsi al mattino e necessità di riposare spesso;

· difficoltà di concentrazione, scarsa memoria;

· demotivazione,

· episodi di irritabilità.

Sembra che proprio in questa fase di ripresa e riapertura, in molti sperimentino un eccessivo disorientamento all'idea di ricominciare a prendere contatto con l'esterno, percepito come potenzialmente pericoloso, sia per se stessi, che per i propri cari, in quanto fonte di possibile contagio. Per i soggetti più fragili e vulnerabili, a questa angoscia si sommano altri timori e paure legate al confronto con il mondo esterno, che possono portare a forme più gravi di malessere. I soggetti più coinvolti da questa problematica sono spesso quelli che soffrivano anche in precedenza di fobie e altri disturbi, come ad esempio disturbi d'ansia e ipocondria. Nondimeno, la sindrome della capanna può riguardare anche persone che non presentavano disturbi psicologici, ma che sono state profondamente angosciate da problematiche economiche, professionali, sentimentali e personali a causa della situazione creata dalla pandemia.

È possibile che i sintomi si riducano nel tempo con il normalizzarsi della situazione esterna, me è bene non sottovalutare questa forma di malessere ed è consigliabile avvalersi dell'appoggio di uno specialista per superare questo momento e imparare a gestire al meglio paura, ansia e preoccupazione ed evitare che le difficoltà si cronicizzino. Se trascurati, infatti, i sintomi potrebbero evolvere in disturbi più gravi, quali attacchi di panico e forme estreme di ritiro sociale. In alcuni adolescenti, che avessero già incontrato particolari difficoltà nel vivere la socialità, questo malessere potrebbe sfociare nella sindrome di hikikomori.

Dr.ssa Stefania Arcaini

Rubrica dedicata a tematiche psicologiche, a cura della dottoressa Stefania Arcaini, psicologa e psicoterapeuta specializzata nella psicoterapia di adolescenti e adulti.

Per suggerire temi da affrontare scrivetemi:

arcainistefania@gmail.com

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