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LA SCUOLA IN CORTILE: GUIDA PRATICA A CHI DENTRO LA SCUOLA VUOLE REALIZZARE UN'AULA ALL'ESTERNO

Valentina Dessì e Anna Isabella Piazza sono due architette autrici del volume “La scuola in cortile. Strategie e buoni esempi per valorizzare il cortile scolastico” edito da Urban NarrAction e scaricabile gratuitamente dalla pagina:



Il loro volume ben si inserisce nella discussione sul peso degli spazi esterni alla scuola quali volani di miglioramento e innovazione dei processi di insegnamento/apprendimento . Lo spazio, infatti, come sostenuto da vari autori, è il “terzo educatore”, giacché condiziona le immagini mentali di ciascuno e, talvolta (nel caso dello spazio scolastico) è l'unico ed ultimo baluardo di relazioni umane e sociali.

Il lavoro delle due autrici si colloca, idealmente, nel solco della tradizione pedagogica dell'Attivismo. Due esempi: M. Montessori e la sua educazione sensoriale che si sviluppa nell'interazione col mondo esterno, o G. Pizzigoni e la sua Scuola Rinnovata alla Ghisolfa di Milano. Inoltre, le scuole all'aperto italiane, sin dall'origine hanno avuto anche una connotazione “sanitaria” quando vi è stata la necessità di limitare i rischi legati alla diffusione della tubercolosi. Ciò nonostante, ancora oggi nella scuola italiana è diffusa l'opinione che le attività all'esterno della scuola e l'andare in cortile siano una perdita di tempo.

Le autrici sottolineano che “la scuola all'aperto” necessita di una positiva considerazione del cortile da parte della classe docente e di una particolare tipologia di edificio scolastico.

L'aspetto strutturale, infatti, non è di poco conto se si considera che molte scuole italiane sono state progettate per altre finalità e solo successivamente riadattate.

Ben diversa la situazione di alcuni paesi del Nord Europa, quali Svezia, Germania e Regno Unito: qui l'outdoor learning è diffuso già da fine '800 e non raramente le lezioni si tengono nei pressi di un laghetto o vicino ad un bosco.

L'attenzione verso gli spazi esterni, il riconoscimento didattico del metodo induttivo, e l’importanza di sensibilizzare e responsabilizzare i giovani verso gli aspetti ambientali e naturali sono temi inseritisi recentemente nel dibattito pubblico italiano, ma anche di altri Paesi, quale per es. gli Stati Uniti, dove l'esigenza di una didattica esterna alla scuola è sempre più avvertita. Negli States, infatti, la didattica procede essenzialmente per via deduttiva e l'attività fisica degli studenti è sempre più scarsa. Inoltre, culturalmente, la gestione dello spazio esterno non è propriamente “ecosostenibile”, giacché l'architettura è caratterizzata da città compatte, con pochi spazi urbani dedicati all' attività dei bambini all'esterno, con tutti i problemi di obesità infantile che ne derivano. Anche negli Stati Uniti, tuttavia, ci si sta interrogando sull' importanza di soluzioni eco-friendly , quale quella del cortile come spazio didattico.

Il volume di Dessì e Piazza si compone di 2 parti: nella prima dopo un capitolo dedicato alle attività esprimibili in un cortile si passa ad analizzare gli elementi che favoriscono l'apprendimento all'aperto. Ogni elemento è analizzato nella sua essenza (corredato da schede grafiche e fotografiche) in un'ottica che segue 4 direttrici: ridurre, riutilizzare, riciclare, recuperare.

Si parte con la configurazione fisica e gli elementi che definiscono lo spazio dell'aula all'aperto: un es. tra tanti riguarda la pavimentazione. Essa, oltre a caratterizzare il luogo, in un cortile scolastico può assumere la funzione di elemento educante, non solo con l'orto e le vasche d'acqua per l'idrofauna, ma anche con i mosaici di ceramica che gli studenti realizzano durante l'ora di arte.

Segue il tema delle attrezzature utili per l'attività didattica che debbono favorire l'insegnamento e l'apprendimento. Ogni scheda presenta la distinzione (che è anche distinzione di approccio) tra “prodotti commerciali” e “prodotti auto-costruiti o di recupero”.

Il terzo tema attiene all'educazione ambientale: rendere gli studenti consapevoli delle cause e degli effetti dei cambiamenti climatici e delle strategie che si possono impiegare per ridurli. In un'ottica di learning by doing, le autrici propongono vari percorsi indirizzati a fasce di età differenti: compostaggio, raccolta di acqua piovana, ma anche strategie più sofisticate come la progettazione dei giardini della pioggia o rain gardens dei cui effetti beneficia l'intero quartiere o zona su cui insiste la scuola. L'ultimo tema è dedicato alla progettazione di spazi per il tempo libero indirizzati ai più piccoli, nella consapevolezza che il gioco, al pari delle attività formali, contribuisce ad alimentare la conoscenza dello spazio circostante.

La seconda parte del volume si apre con dei veri e propri casi di studio. Nonostante in Italia l'uso degli spazi esterni fatichi ad emergere (complice l'assenza di una normativa che si ponga come guida per una corretta progettazione degli spazi aperti scolastici), le autrici ricordano, però, che sono sempre più numerose le comunità educanti che decidono di impiegare parte dell'orario scolastico in attività didattiche all'esterno. Le autrici, per avviare l'attività conoscitiva e progettare spazi aperti e metodi di analisi da applicare ad altre scuole, hanno individuato, quale ambiente ideale la Scuola Rinnovata Pizzigoni di Milano.

La parte finale del testo è costituita da schede che rappresentano proposte di miglioramento dello spazio esterno di diverse scuole. Alcune schede sono il frutto di esercitazioni didattiche legate a tesi di laurea all'interno della scuola di Architettura del Politecnico di Milano, altre sono delle vere e proprie Best practices, esperienze sviluppate all'estero.

Modesta Abbandonato

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