IN RICORDO DI FABRIZIO QUATTROCCHI
- improntaredazione
- 28 mar
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Il 14 aprile del 2004, venti anni fa, a Baghdad veniva rapito e ucciso Fabrizio Quattrocchi, forse molti ricorderanno questo triste episodio, ma noi vorremmo parlarne con Graziella, la sorella, che gentilmente ha accettato.
Buongiorno Graziella, ci scusiamo per riproporre un tema per lei così difficile.
Grazie del pensiero ma non mi addolora pensare a Fabrizio, di recente ho scritto un libro, proprio per ricordarlo e dare anche una visione esatta di quei tragici giorni.
Può descrivere il Fabrizio privato?
E' nato nel 1968 a Catania ma abbiamo vissuto a Genova dove lavorò nella panetteria di famiglia, si arruolò poi nell'esercito e finito quel periodo, rientrò a casa e frequentò corsi di arti marziali diventando un esperto ed anche corsi di sicurezza personale. Divenne la sua professione, lavorò per agenzie investigative e di sicurezza, in pratica il suo lavoro consisteva nella scorta e protezione di persone.
Nell'ambito di questo tipo di lavoro fu contattato da una società per occuparsi in Iraq della scorta e protezione di funzionari di una multinazionale impegnati nella ricostruzione del Paese. Il compenso era interessante tra i 6 e i 9 mila euro al mese, con quei soldi Fabrizio progettava di comperare una casa.
A noi familiari però per non farci preoccupare più di tanto, sapendo la situazione turbolenta dell'Iraq, disse di essere in Kosovo.
Veniamo ora a quella tragica notte:
Si, in Iraq la situazione era estremamente confusa e, purtroppo, i rapimenti erano frequenti, l'11 aprile si diffuse la voce del rapimento di alcuni italiani, il 13 arrivò la conferma, si trattava di Fabrizio, Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio. Al Jazeera diffuse l'immagine dei quattro in ginocchio davanti a uomini armati, questi ultimi sostenevano di appartenere al gruppo “Falangi verdi di Maometto” una formazione terroristica mai sentita prima e di cui non si avrà notizia nemmeno dopo.
Chiesero all'Italia di ritirare le proprie truppe minacciando di uccidere gli ostaggi. Il Governo Berlusconi si rifiutò di trattare con i terroristi, pochi giorni dopo il video con l' uccisione di Fabrizio venne recapitato ad Al Jazeera e messo in onda.
A questo punto abbiamo preferito raccontare noi quel che si è visto nel video senza chiederlo alla sorella:
Fabrizio ha le mani legate ed una sciarpa a coprirgli il volto, viene fato inginocchiare in una fossa e lui chiede di togliersi la sciarpa con le parole diventate poi famose “Così vi faccio vedere come muore un italiano”.
Uno dei sequestratori gli spara alla testa.
58 giorni dopo gli altri tre prigionieri vennero liberati.
Dopo l'uccisione cosa successe? Lo chiediamo a Graziella:
Iniziarono le illazioni, ci fu chi disse che i 4 lavorassero per gli Stati Uniti e fossero o mercenari o agenti impegnati in missioni segrete, il messaggio che cercarono di far passare fu che fossero comunque impegnati in attività losche, non capisco tanto livore contro Fabrizio che ebbe il grande merito di infliggere una pesante sconfitta alla propaganda terrorista, la frase pronunciata prima di morire è entrata nella memoria collettiva ed ha dato risalto e giustizia a mio fratello ed orgoglio all'Italia tutta.
Ed ora questo libro:
Insieme a Raffaele Panizza giornalista e scrittore abbiamo voluto ricordare questi tragici fatti e smontare accuratamente le polemiche di chi ha tentato di dipingere un Fabrizio diverso dalla realtà, con la testimonianza di cittadini, con i fatti e i ricordi abbiamo ripercorso quei giorni anche per ricordare che Fabrizio venne insignito della Medaglia d'oro al Valore Civile.
Un italiano
che è morto inginocchiato
ma in piedi,
prigioniero ma non sconfitto,
legato ai polsi
ma non nella sua dignità.
Non per forza bisogna usare
la parola eroe che tanto
ha fatto discutere.
Basta dire, semplicemente,
che era
Fabrizio Quattrocchi

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