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Il Canto del Cigno

improntaredazione

E’ sempre interessante, accattivante e piacevolmente ironico, iniziare un pezzo con una citazione, aforismo o descrizione. Non tanto per il loro fascino, ma perché centrano perfettamente il bersaglio e sono un incipit piacevole e che strizza l'occhio allo story telling.

La descrizione che introduce le prossime righe è: il canto del cigno. Gli amanti del teatro sapranno sicuramente di cosa si tratta, per chi invece masticasse meno il tema teatrale, Il Canto del Cigno è un atto unico datato 1887 scritto da Čhecov.

Legando l'opera teatrale alla citazione e descrizione comune, il canto del cigno è un modo di dire usato per indicare e riferirsi all'ultima espressione degna di nota di una carriera, professionale o artistica, prossima al termine. Si riferisce anche agli ultimi atti, opere ed azioni prima di un inevitabile addio alle scene.

Il canto del cigno in questione è quello dell'attuale sindaco di Peschiera Borromeo, Caterina Molinari. La cronistoria della giunta peschierese attualmente al palazzo comunale, è iniziata nel giugno 2016 e sta per incontrare il suo naturale tramonto.

Le urne comunali di Peschiera Borromeo si riapriranno per eleggere il nuovo sindaco tra settembre ed ottobre di quest'anno, dopo essere state spostate temporalmente causa pandemia.

Tornando alla giunta attuale, l'eredità che Caterina Molinari si è trovata dopo la 'caduta' di Zambon, avvenuta nel dicembre 2015, è stata tutt'altro che buona.

Peschiera navigava in un immobilismo disparato ed una confusionaria situazione amministrativa.

Ammesso, concesso e preso atto che il neosindaco abbia passato un primo periodo a risistemare le carte di un castello caduto malamente, non è altrettanto comprensibile il temporeggiamento d'azione avuto nel periodo successivo.

Approssimativamente si può parlare di un biennio arido di iniziative, e quelle attuate, con pochissima comunicazione con i cittadini.

In aggiunta, vi sono i cambi di guardia all'interno della squadra della giunta, per svariati motivi, che certamente non hanno aiutato a smuovere la situazione, né a supportare il sindaco.

Infine, è paradossale come ciò che ha fatto da deflagratore per la caduta di Zambon, ovvero intraprendere un percorso solo con alcuni eletti e senza sentire né ragioni né soluzioni con terzi, sia a grandi linee la stessa 'colpa' dell'attuale amministrazione peschierese.

Ci avviciniamo così alla parte finale di questo atto, passatemi il termine molto ironico, 'teatrale', dove avviene il canto del cigno sopracitato.

La pandemia ha rimescolato gli animi, le priorità, la sensibilità ed il pensiero cittadino. Al netto di tutte le giustificanti del caso, la giunta Molinari tra il 2020 ed il 2021, ha cominciato ad accelerare con le sue attività ed iniziative.

Ciclabili completate, manto stradale e viabilità ristrutturata e tirata a lucido, il verde cittadino rinvigorito e rispolverato, un giornale pronto a decantare le grandi gesta ed opere del comune e dell'amministrazione.

C'è da aggiungere prima di arrivare alla conclusione, che alcune delle opere fatte in questo ultimo anno e mezzo sono comunque buone, che servono alla città per ripartire, migliorarsi ed avanzare su più fronti. Se letto fin qui sembra tutto normale, scontato, una cronistoria degli eventi, senza trovare il famoso canto del cigno, ora è il momento di aggiungere un passaggio fondamentale.

A settembre dello scorso anno, il sindaco attuale, Caterina Molinari, ha dichiarato apertamente con un post sul suo profilo Facebook che avrebbe rinunciato alla sua ricandidatura, sentenziando di fatto il suo ultimo anno amministrativo.

Ecco qui il canto del cigno.

Non è una critica a quanto compiuto, inteso come opere ed iniziative, bensì un appunto su come l'amministrazione abbia passato all' incirca metà del suo mandato, e qualcosa di più, con pochissimi fatti, poca efficienza e quasi azzerata comunicazione, per poi scatenarsi in opere pubbliche ed iniziative nell' ultimo periodo di mandato, sapendo che non ci sarebbe mai stato un seguito.

A rileggere ora la descrizione e significato del modo di dire, il canto del cigno, forse sembrerà tutto più azzeccato.

Tutto, o quasi, ciò che è stato fatto in questo ultimo periodo riecheggia molto come ultima espressione degna di nota. Come opere ed azioni prima di un già annunciato addio alle scene. Come gesto per lasciare un buon ricordo, mettendo in ombra un precedente periodo non altrettanto positivo.

Queste righe non vogliono essere una denigrazione dell'operato di questo ultimo anno e mezzo, che oggettivamente ha portato a nuove opere pubbliche ed intraprendenza nonostante una situazione generale avversa, bensì la constatazione di quanto tutto questo abbia un fortissimo sapore amaro e ricordi fortemente un canto del cigno.

Riccardo Seghizziopportunità o dipendenza

di Greta Conca


Ci sono diverse teorie che vanno a descrivere il rapporto tra i giovani e i social network.

Alcuni, le menti più positive, pensano che questi siano utili per accorciare le distanze tra persone che non possono vedersi (come si è rivelato durante questa pandemia) e che sia una normale evoluzione della comunicazione tradizionale.

Altre menti, quelle più complottiste, pensano che i social network siano una strategia per uniformare gli utenti e indirizzare, tramite strategie di marketing mirate, a compiere scelte già stabilite.

Altre ancora, quelle negative, si esprimono valutando le piattaforme social come qualcosa che ha distrutto la comunicazione, riducendo al superficiale le relazioni fisiche e i valori sociali. Ma si sa, la verità sta sempre nel mezzo..

Se da un lato è vero che permettono la comunicazione tra persone lontane, dall'altro si assiste ad una sorta di vetrinizzazione sociale.

Di fatti, come spiegato bene dal sociologo italiano Vanni Codeluppi, la maggior parte degli utenti dei social network ci tengono molto ad apparire le persone che vorrebbero essere, cercando di mostrare la versione migliore di se stessi.

Potrebbe sembrare anche una cosa positiva se il tutto non si svolgesse solamente nell' online.

Nel 2017 è stata resa pubblica una ricerca svolta dall'osservatorio Nazionale dell' adolescenza fatta su 11.500 ragazzi tra gli 11 e i 19 anni. Da questa ricerca emerge che il 15% dei partecipanti trascorre più di 10 ore al giorno sui social network.

I giovani di oggi sono abituati a condividere con coetanei la propria vita quotidiana, fotografando il caffè al bar alla mattina o rappresentando un' emozione.

Il concetto di condivisione si sta invertendo e sembra quasi che si debba riempire la propria vita di caffè al bar ed emozioni per il semplice “farlo vedere agli altri”, perdendo del tutto l'autenticità di un' emozione e quindi vetrinizzando un' esperienza.

Le piattaforme social, però, non rappresentano la realtà oggettiva bensì riescono, tramite algoritmi, a proporre argomenti personalizzati in base alle nostre ricerche.

Se da un lato permette la focalizzazione sugli argomenti che ricerchiamo, dall'altro si concretizza il concetto della Bubble Democracy, ideato da Damiano Palano, docente di filosofia politica e direttore della facoltà di scienze politiche presso la Università del Sacro Cuore.

Questo concetto definisce una nuova realtà in cui il pubblico si dissolve in bolle autoreferenziali all'interno delle quali vengono rafforzati i meccanismi di polarizzazione.


Se su questo si basa la realtà di ognuno di noi, forse è il momento di spegnere il cellulare ed uscire a parlare con qualcuno che ci vuole bene. La vita è tutta un'altra cosa.

Riccardo Seghizzi

 
 
 

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