Abbiamo votato (all' unanimità) nei giorni scorsi in Consiglio Comunale il nuovo Piano di Zona che prevede interventi socio assistenziali riguardanti diversi ambiti: disabili, anziani, minori, politiche della casa, lavoro, assistenza e altro.
Il Piano di Zona è uno strumento di programmazione che però va verificato costantemente e soprattutto va declinato nella migliore delle modalità operative affinché non risulti un complesso di regole e vincoli che alla fine riduca la possibilità di intervento verso i bisognosi.
Certo non è facile, soprattutto quando le risorse umane impegnate su questo fronte in Comune sono poche e le cose da fare sono moltissime.
Il problema principale da affrontare è la vera dimensione del bisogno che in realtà non conosciamo nella sua totalità. Quante sono veramente le persone in stato di difficoltà e disagio? Non sono solo quelle che si rivolgono ai servizi sociali e non sono solo quelle che si rivolgono alle associazioni caritative e solidaristiche.
Una parte dei bisognosi vive la propria difficoltà in solitudine: vuoi perché non conosce le procedure, ha difficoltà a capire come muoversi nella burocrazia o semplicemente perché ha “vergogna” di manifestare la propria condizione.
Oltretutto sappiamo che molti bisognosi che fanno richiesta di una casa, di un contributo, di assistenza o altro non ottengono il risultato sperato, specie perché i parametri normativi sono schematici e non considerano la realtà delle persone nella loro oggettiva difficoltà, e vengono così esclusi.
Quest'anno, ad esempio, i diversi bandi verranno fatti sulla base delle nuove normative stabilite dalla Regione e siamo certi che ancora una volta cambieranno le regole e i documenti necessari per rispondere ai bandi. Non è il caso di iniziare a semplificare procedure e regole? A parole sono sempre tutti d'accordo, ma nei fatti…
In secondo luogo le tempistiche nella pubblicazione dei bandi sono fondamentali: se ad esempio pubblichiamo un bando oggi che stabilisce la presentazione della documentazione entro i prossimi tre giorni quanti soggetti pensiamo che potranno rispondere? È successo già anche recentemente con il bando per la coprogettazione degli interventi socio assistenziali rivolto alle associazioni del terzo settore.
La politica, intendo dire chi sta al governo del Comune di Peschiera B., vuole stabilire nuovi indirizzi a tale proposito o intende continuare a lasciare le cose così? Confidiamo nella buona volontà e nella serietà dimostrata fino ad ora dall'Assessore Rossetti.
Un altro elemento fondamentale che riguarda le politiche sociali è proprio la trasparenza e la tracciabilità degli interventi nel sociale.
Stiamo parlando di dati sensibili ovviamente perché riguardano le persone, ma sarebbe opportuno dotarsi di un sistema che inizi anche a quantificare tutte le domande e le richieste pervenute in Comune, suddividendole per tipologia, evidenziando le casistiche dei soggetti che non vengono presi in carico e quelli che ottengono le misure previste.
Occorre inoltre un sistema che riguardi la gestione della cartella sociale affinché si possano stabilire sistemi di controllo nella gestione e di valutazione dei percorsi assistenziali. Questo significa ad esempio che se un soggetto diventa utente stabile delle politiche assistenziali bisogna capire quali sono le condizioni che impediscono a questo soggetto di uscire da una situazione di indigenza o bisogno.
Ma soprattutto occorre stabilire una modalità relazionale con i bisognosi, sia che abbiano ottenuto un servizio, sia che non l'abbiano ottenuto dal Comune, affinché la persona non sia mai lasciata sola.
Per questo motivo le politiche socio sanitarie riguardano l'integrazione tra le diverse politiche: il sociale con il sanitario, l'istruzione, le politiche dell'abitare, il lavoro, la formazione permanente. Le politiche socio sanitarie dovranno essere il frutto di una concertazione tra Comune e istituzioni (Regione, Area Metropolitana, ATS, Afol, centri di formazione, Scuole, etc.), tra Comune e soggetti del terzo settore, privato sociale, privati e imprese (associazioni territoriali ed extra territoriali), tra Comune e famiglie.
Questo sistema integrato implica che i servizi promuovano prassi comuni di collaborazione, strutturando un approccio globale alle situazioni di bisogno e avviando un processo che coinvolga tutti i soggetti territoriali, secondo il principio di sussidiarietà; compresi i cittadini.
L'obbiettivo fondamentale è superare una modalità assistenziale e distributiva per generare risorse proprie all'interno della comunità locale.
Il concetto da cui partire è la partecipazione, intesa come metodo necessario per valorizzare l'apporto di tutti i soggetti del territorio, dei cittadini e delle formazioni sociali
Il Comune deve agire da propulsore, chiamando a raccolta tutte le realtà sociali che fanno parte del territorio e che in esso operano, valorizzando l' insieme delle esperienze presenti, incentivando la costruzione di nuovi legami, avviando processi di messa in rete, di conoscenza e di approfondimento della realtà locale, dei suoi bisogni, delle sue potenzialità.
Il presupposto fondamentale è la possibilità di effettuare la migliore interazione tra soggetti diversi finalizzata alla massimizzazione quantitativa e qualitativa degli interventi.
Il Comune deve sapere interagire senza avere la pretesa di volere gestire ogni intervento, garantendone gli indirizzi e il controllo.
Marco Malinverno
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