Abbiamo conosciuto una cittadina di Peschiera, una bella persona che, avendo esperienza diretta in merito ad un discorso che ci sta particolarmente a cuore, ha deciso di darci un quadro completo. Riportiamo integralmente quello che ci ha scritto e condividiamo che il fatto che se ci impegniamo tutti si può fare qualcosa di più per tante persone e chiediamo a Marco Malinverno di segnarsi in agenda questa lettera, perché ne parleremo ancora.
«In autunno ci saranno le elezioni amministrative a Peschiera Borromeo e, come ogni cinque anni, i cittadini più attenti alla comunità e alla cura della propria città si chiedono se continuerà il progetto della giunta attuale o se si cambierà pagina.
Io che scrivo queste righe sono una cittadina, una giovane donna mamma di una bambina di tre anni e persona con disabilità motoria; ho la SMA 3, patologia neuromuscolare, non sono autosufficiente, mi muovo con una carrozzina elettrica e, per le mansioni quotidiane, dipendo dagli altri. Non spaventatevi, la mia vita è piena di soddisfazioni e impegni come per qualsiasi altra coetanea, lavoro, sono una moglie, ho amici, ecc. Purtroppo, poiché la società è ancora molto indietro sia a livello culturale che di integrazione, non riesco ad accedere a tutti i servizi o edifici e, (non) casualmente, quando arriva il momento delle elezioni, noi persone con disabilità veniamo a rappresentare uno degli argomenti più gettonati per raccogliere qualche voto facile in più. Il giochino è sempre lo stesso: i politici si danno disponibili a collaborare, si indignano per la poca accessibilità e i pochi aiuti dati per la propria assistenza e, infine, fanno promesse che però poi rimangono accantonate.
Io sono genovese e da otto anni mi sono trasferita in Lombardia per poter realizzare il mio progetto di una famiglia: oggi, dopo un po' di esperienza, posso affermare che le mie aspettative erano alte ma, tralasciando l'accessibilità in generale che risulta migliore se confrontata con la Liguria, l'attenzione alla persona è un disastro. Io necessito di una persona al mio servizio per assolvere le mansioni quotidiane e/o per l'accompagnamento, questo per non gravare su mio marito che non deve essere il mio "infermiere personale".
Siamo una famiglia media, come tante altre, eppure non riesco ad auto-determinarmi come vorrei perché i fondi per la non-autosufficienza assegnati al nostro distretto (“Paullese”) sono ridicoli. Ovviamente ho segnalato la situazione ai servizi sociali ma, da otto anni a questa parte, la mia situazione è sempre un esperimento in divenire.
Da quando sono residente in Lombardia, ogni anno è risultato peggiore del precedente, in periodo di pandemia siamo rimasti scoperti per più di sette mesi da alcun aiuto assistenziale ed economico. In più, da qualche anno è stato stabilito che, per poter richiedere rimborsi, sia necessario assumere una persona, un assistente personale (caregiver) che in media viene a costare 11mila €/anno; tali contributi derivano da fonti distrettuali che a loro volta dipendono da stanziamenti regionali e vengono elargiti anche in base al proprio ISEE (per fare un esempio, una persona che ha un isee inferiore ai 15mila € riceve un rimborso di 250€ mensili). Quando ho cercato di fare emergere che «non si può spendere tutto il proprio stipendio nella propria assistenza» ho trovato molta incompetenza e, nonostante il lavoro dei servizi sociali di Peschiera che hanno provato a trovare una soluzione con “Ledha” (l'associazione per la tutela delle persone disabili in Lombardia), non è mai stata trovata una soluzione definitiva e oggi mi viene ancora risposto che “le casse comunali non hanno previsto fondi ad hoc”, ancora una volta rimango con un pugno di mosche.
Finisco dicendo che è stato inviato un questionario per l'abbattimento delle barriere architettoniche (i famosi “Peba”) ma le barriere che ho segnalato sono ancora lì. Scrivo tutto questo perché sono indignata: soprattutto in certi periodi si mostra interesse per la disabilità quando né i politici né i servizi sociali sappiano davvero cosa voglia dire dipendere da qualcun altro e non avere l'accessibilità per muoversi liberamente.
Alle prossime elezioni mi piacerebbe trovare qualcuno che abbia davvero voglia cambiare le cose: esiste una legge che dice che «i comuni sono obbligati ad aiutare le persone non autosufficienti ad accedere ai servizi alla pari (Legge 8 novembre 2000, n. 328)», purtroppo invece le varie giunte di destra o sinistra ci lasciano indietro e, nel peggiore dei casi, riversano responsabilità sulla Regione o sul Governo!
Sonia Veres
Comentários