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TECNOLOGIA & DIDATTICA.

Il 31 agosto di 150 anni fa, a Chiaravalle (AN) nasceva Maria Montessori. Ella è tra le prime donne italiane ad aver conseguito la laurea in medicina. Ma, il suo nome è indissolubilmente legato alla scuola, e alle Case dei bambini, illuminante modello educativo e di assistenza per l'infanzia.

In anni recenti, il nome della pedagogista è spesso associato a nomi celebri di ex studenti montessoriani: J. Wales (Wikipedia), L. Page e S. Brin (Google) e Jeff Bezos, (Amazon) che, come altri ricchi magnati del passato, ha il vezzo della filantropia. Infatti, nel settembre 2018 ha donato 2 miliardi di dollari per la creazione di una rete di asili e scuole per l'infanzia ispirate al metodo montessoriano.

L'indiscusso successo di tali scuole, molto apprezzate all'estero, il cui numero cresce di anno in anno anche in Italia, è testimoniato non solo da varie iniziative editoriali ma anche dal fiorire di associazioni di genitori che si riconoscono nei principi e nel progetto pedagogico montessoriano.

Ma cosa caratterizza il pensiero pedagogico di Maria Montessori? E soprattutto perché molte famiglie non si ritrovano nei dettami della scuola tradizionale?

In estrema sintesi, il modello pedagogico montessoriano può essere rappresentato da un triangolo al cui vertice svetta il bambino, e alla cui base si trovano l'insegnante e l'ambiente.

Parafrasando il titolo di un'opera della stessa Montessori, il cuore del progetto pedagogico è La scoperta del bambino, delle sue potenzialità e il rinnovato rapporto con l'adulto. Montessori, osservando i comportamenti spontanei dei bambini, smentisce alcuni pregiudizi tradizionali e, giunge alla conclusione che, se sottratti alle sollecitazioni degli adulti i bambini sono capaci di concentrarsi in compiti specifici e accettare l'esistenza di regole.


La mente del bambino, lungi dall'essere un “contenitore da riempire” è, invece, un potente strumento di apprendimento che, senza insegnamenti formalizzati, già dai primi anni di vita riesce a costruirsi complesse immagini del mondo.

Per promuovere lo sviluppo autonomo del bambino è necessario allestire appositamente l'ambiente. In esso, il bambino avrà a disposizione una batteria di materiali scientifici pensati per favorire la crescita dello stesso in ogni fase di sviluppo.

L'ambiente scolastico, come già detto, non fa da sfondo, ma da protagonista principale. Gli spazi sono preparati in funzione delle peculiarità di ogni fase di sviluppo. Il bambino deve muoversi in un ambiente gradevole, pulito, ordinato, sobrio, non troppo vasto, con arredi di altezza proporzionale all'età e disposti in modi da favorire il movimento e l'attività.

La classe deve essere mista per genere ed età e abbastanza numerosa, così da facilitare lo scambio di esperienze fra bambini e mettere in evidenza le differenze caratteriali.

Il lavoro individuale non esaurisce la vita di classe, che si avvale di uscite di osservazione, della raccolta di elementi naturali, come sassi o foglie, e della loro valorizzazione come occasione di ricerca.

L'aula è una sala di lavoro; non ci sono pesanti banchi ma sedie e tavolini, la cui disposizione è variabile in ogni momento. Il mobilio e gli oggetti sono rigorosamente a misura di bambino, leggeri e manipolabili. Tavolini e sedie hanno tinte chiare e sono lavabili con acqua e sapone: la loro pulizia è affidata ai bambini. Ampi tappetti permettono di lavorare per terra. I bambini apparecchiano e sparecchiano la tavola, servono a turno piatti e pietanze, sono invitati a mangiare con correttezza usando le posate.

L'aula si completa con uno spazio esterno, in cui fondamentale è la presenza di un giardino.Il terzo elemento del triangolo pedagogico è rappresentato dall'insegnante. L'insegnante deve permettere lo sviluppo della personalità del fanciullo, deve essere una guida attenta, cosciente dei bisogni del bambino, ma non risolutore delle difficoltà.

Per questo motivo deve avere una formazione scientifica e psicologica che gli consenta di capire i bisogni, i problemi e la personalità di ciascun bambino. Deve conoscere bene il materiale, lo deve presentare ai bambini mostrandone l'uso corretto e intervenire solo se il bambino lo userà in modo scorretto, deve curare l'ordine dell'ambiente, deve vigilare affinché i bambini non siano intralciati nella loro libera attività, come ad esempio potrebbe essere il disturbo da parte di qualche compagno.

L'ordine nella Casa è ottenuto con il lavoro non con rimproveri o punizioni, metodi ritenuti inutili per il raggiungimento dello scopo. Così come per i voti che sono assenti e lasciano spazio a processi più complessi di autovalutazione. Gli insegnanti, come i genitori, non devono correggere, ma lasciar il bambino libero di sbagliare, in modo che il bambino comprenda l'errore e non lo commetta più. Da quanto detto, si comprende, chiaramente, che il modello pedagogico montessoriano è rivoluzionario, distante ed incompatibile con l'organizzazione tradizionale della scuola, oggi più di ieri, avvolta in stringenti protocolli sanitari.


Modesta Abbandonato

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