“In commissione consiliare l'Assessore Scialpi avrebbe indicato in 200.000 la cifra che l'amministrazione ritiene congrua per l'immobile. Sarebbe utile conoscere se questa cifra corrisponde realmente al risultato di una perizia, chi ha realizzato materialmente questa perizia e con quali sistemi di valutazione.
Questo perché, pur non essendo esperti del settore, sembra che una valutazione di 200.000 euro per 600 metri quadri, giardino, in posizione ottimale dal punto di vista della viabilità sia una cifra decisamente bassa rispetto alle quote di mercato, perfino come base d'asta risulterebbe poco credibile.
Attendiamo….”
L'attuale amministrazione comunale ha deciso di vendere l'immobile pubblico conosciuto come ex Bistrò (edificio situato nella zona artigianale di Via Grandi).
E' una scelta precisa rispetto ad una struttura comunale di 600 metri quadri, chiusa da anni, e rispetto alla quale la precedente amministrazione non aveva preso nessuna decisione.
Crediamo però che questa scelta sia totalmente sbagliata non solo perché nella nostra città vi è un enorme bisogno di spazi pubblici per servizi e luoghi di aggregazione di vario genere, ma soprattutto perché quell' edificio si presta straordinariamente, per la sua collocazione territoriale, per iniziative di tipo sociale, educativo e culturale.
In particolare riteniamo che quella struttura potrebbe essere dedicata ad un Centro diurno per disabili.
Il Comune di Peschiera Borromeo ha circa 24000 abitanti. Nella media nazionale il 2% della popolazione compresa tra i 3 e i 65 anni presenta qualche tipo di disabilità, quindi circa 500 cittadini peschieresi potrebbero avere bisogni di tipo speciale.
Una quota consistente inoltre potrebbe avere un disturbo dello spettro autistico, disabilità che da venti anni manifesta una costante crescita e diffusione.
Malgrado questa potenziale rilevanza, nel Comune di Peschiera Borromeo non sono presenti al momento spazi dedicati a questa fascia della popolazione: esistono ludoteche, aree per bambini, campi sportivi, ma non vi sono spazi adeguati ai disabili.
Da un certo punto di vista questa potrebbe essere buona notizia, se fosse l' evidenza di un processo di inclusione sociale perfettamente riuscito, ma non sembra ancora questo il caso.
Siamo ancora in una fase in cui sono necessari adattamenti, spazi e formule organizzative pensate per soddisfare le esigenze della popolazione con disabilità, specie per quanto riguarda i disturbi intellettivi e relazionali e la fascia di età adolescenziale-adulta, quella più critica.
L'obiettivo di qualsiasi nuova iniziativa per la disabilità è l'inclusione sociale, motivo per cui occorre pensare oltre la pura assistenza e prevedere una struttura e un' organizzazione flessibile che sia anche in grado di proporre attività diversificate per le persone che la frequentano al fine di favorire il loro sviluppo (professionale e sociale).
Il progetto dovrebbe avere caratteristiche innovative, nel solco della normativa vigente, e dovrebbe anche coinvolgere varie fasce della popolazione, creando occasioni di incontro, svago, socialità, occupazione sociale.
I fondi europei del PNRR attesi dovrebbero permettere di realizzare investimenti per recuperare e adeguare le strutture a un nuovo modo di vivere, grazie non solo alla tecnologia, ma anche a una nuova visione che tenda a includere e non a istituzionalizzare.
Ragionare, promuovere e co-costruire servizi e progetti in ottica inclusiva non è attività scontata in questo sistema: per attuare ciò è necessario rivolgersi sia alle persone/famiglie con fragilità sia alle comunità in cui vivono e, per farlo, occorre superare l'idea di relazioni tra istituzioni e cittadini centrate prevalentemente sulla richiesta ed erogazione di prestazioni.
Decidere di promuovere l' inclusione sociale delle persone attraverso ambiti loro dedicati è una risposta, oltre che alle persone stesse, alle esigenze di innovazione del welfare che con grande forza stanno emergendo. In questo quadro le persone con disabilità ed i servizi ad esse rivolti possono essere un cardine utile a produrre valore sociale. La presenza di un servizio dedicato a persone con disabilità sul territorio può realmente divenire una risorsa.
E' possibile promuovere proprio relazioni di collaborazione, di partnership profonda tra istituzioni, cittadini e organizzazioni della socialità civile che possano permettere alle comunità di vedere la disabilità come risorsa portatrice di sviluppo. Terminiamo la nostra riflessione con una frase di Papa Francesco:
"Occorre sviluppare gli anticorpi contro una cultura che considera alcune vite di serie A e altre di serie B: questo è un peccato sociale! “.
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