top of page
Cerca
  • improntaredazione

“Pensando ad Artemisia, la sua biografia in preparazione alla mostra”

Ci siamo lasciati nel numero precedente con la narrazione della prima fase della vita di Artemisia Gentileschi arrivando all'episodio della violenza subita dalla giovane da parte Agostino Tassi, pittore di fama e amico del padre della pittrice, Orazio.

Come detto, ci fu un processo alla fine del quale Agostino Tassi fu dichiarato colpevole ed ebbe la possibilità di espiare la pena o con cinque anni di reclusione o con l'esilio perpetuo da Roma ma il Tassi la fece franca mentre l'onorabilità della Gentileschi fu definitivamente minata.

(Durante il percorso espositivo troviamo diversi quadri che ritraggono eroine legate a episodi mitologici, storici o biblici che paiono rappresentare una sorta di rivalsa dell'autrice verso il genere maschile. Di fatto tra i pittori dell’epoca la maggior parte di questi temi erano ricorrenti ma ciò non toglie che la foga con cui sono stati rappresentati da Artemisia può essere ricondotta alla sua  esperienza personale) .

La giovane, per salvare la reputazione, si sposò con Pierantonio Stiattesi, un pittore di modesta levatura e seguì lo sposo a Firenze lasciandonsi alle spalle un passato da dimenticare.

Quello fiorentino fu un periodo molto proficuo per l'artista vissuto nella nuova città che tra l'altro stava vivendo un momento di vivace fermento artistico soprattutto grazie alla politica illuminata di Cosimo II dei Medici, abile governante dotato di grande sensibilità per musica, poesia, scienza e pittura.

La Gentileschi venne introdotta nell' ambiente mediceo e iniziò a intessere una fitta rete di relazioni e scambi, tra cui l'amicizia con Galileo Galilei e con Michelangelo Buonarroti il giovane, nipote del celebre artista.

Iniziò anche a ricevere le prime commissioni e a raccogliere consensi per i suoi meriti. Il trionfale riconoscimento per le capacità della grande artista culminò il 19 luglio 1616, quando venne ammessa alla prestigiosa Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze, istituzione presso la quale sarebbe rimasta iscritta fino al 1620: fu la prima donna a godere di tale privilegio.

I problemi per Artemisia però non erano terminati, nonostante la donna iniziava a costruirsi una forte identità di professionista indipendente dal padre, l’unione con Stiattesi, dalla quale nacquero quattro figli, si rivelò di fatto di pura convenienza e inoltre egli era un pessimo gestore del patrimonio finanziario familiare.

La pittrice decise di tornare a Roma per allontanarsi un'altra volta da una situazione scomoda, i debiti del marito non facevano che aumentare, e per sottrarsi allo scandalo causato dalla scoperta della sua relazione clandestina con Francesco Maria Maringhi.

Nel 1620, avuta l'autorizzazione a tornare nella sua città natia, entrò in contatto con l'elite artistica dell'epoca e si dedicò alla scoperta allo studio dell’immenso patrimonio artistico romano. 

Nonostante la solida reputazione artistica raggiunta, la forte personalità e la rete di buone relazioni, il soggiorno di Artemisia a Roma non fu tuttavia così ricco di commesse come avrebbe desiderato. 

Sappiamo che tra il 1627 e il 1630 si stabilì a Venezia, forse alla ricerca di migliori opportunità, mentre nell'estate del 1630 si recò a Napoli in cerca di nuove possibilità di lavoro, la città al tempo era la seconda metropoli europea per popolazione dopo Parigi ed era caratterizzata da un vivo ambiente culturale.

Napoli per l'artista fu una seconda patria e lì rimase per il resto della sua vita, a parte una parentesi inglese per raggiungere il padre. 

Per la prima volta, Artemisia si trovò a dipingere tre tele per una chiesa, mentre con le opere del primo periodo napoletano dimostra, ancora una volta, di sapersi aggiornare sui gusti artistici del tempo e di sapersi cimentare con nuovi soggetti.

Come precedentemente accennato, nel 1638 Artemisia si recò a Londra dove raggiunse il padre Orazio, che nel frattempo era diventato pittore di corte e aveva ricevuto l'incarico della decorazione di un soffitto nella Casa delle Delizie a Greenwich. Dopo tanto tempo, padre e figlia si ritrovarono legati da un rapporto di collaborazione artistica, Carlo I la reclamava alla sua corte e un rifiuto non era possibile. Artemisia ebbe a Londra una sua attività autonoma, che continuò per un po' di tempo anche dopo la morte del padre nel 1639, anche se non sono note opere attribuibili con certezza a questo periodo.

Sappiamo che nel 1642, alle prime avvisaglie della guerra civile, Artemisia aveva già lasciato l'Inghilterra e sicuramente nel 1649 era ritornata nuovamente a Napoli.

Si pensa oggi che sia morta durante la devastante peste del 1656 che colpì la città, spazzando via un'intera generazione di grandi artisti. Fu seppellita presso la chiesa di San Giovanni Battista dei fiorentini ma attualmente la sua lapide risulta perduta in seguito alla ricollocazione dell'edificio, per noi oggi rimane un'icona della pittura al femminile dei tempi passati che ci riempie d'orgoglio e di ammirazione.

Buona mostra!


Bettina Cuccinella





21 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page