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LA CRISI DELLA POLITICA

I risultati delle ultime elezioni amministrative hanno confermato che il grande e unico vincitore è l' astensionismo.

Hanno votato 4 italiani su 10, diversi sindaci sono stati eletti con il 21-22% del popolo elettorale, ha senso tutto questo? Ma sopra tutto come si fa a fare politica quando l'interesse generale sembra svanito? D'accordo le forze politiche sono l' epicentro di questo terremoto di disinteresse, è vero e allora cosa si sono inventati?

Il Governo dei così detti “migliori” voluto da Mattarella e realizzato con Draghi, scongiurate le elezioni e invocata la stabilità come unica strada per la ripresa economica.

Si è così dimostrato invece che il nostro malridotto establishment non è in grado di far vivere la democrazia, non riesce o non vuole riattivare i canali di comunicazione e partecipazione tra istituzioni e cittadini.

La politica che sottrae il diritto di scelta agli elettori e crea parlamenti senza maggioranza, la classe dirigente che ignora volutamente che la stabilità finalizzata al non cambiare nulla e a mantenere privilegi per pochi non è altro che oppressione. Infatti sono parole come “stabilità” e “crescita” il mantra di questi anni, non vengono pronunciate parole come “redistribuzione” o “giustizia sociale”.

Draghi dichiara: L' importante è mantenere la crescita, la crescita ci permette di affrontare l'elevato rapporto debito/pil e di affrontare con tranquillità la fiducia dei mercati”.

Ecco lì il raggiro, a cosa servono crescita, rimbalzo economico fiducia dei mercati se inflazione e caro energetico si mangiano il potere di acquisto degli stipendi? A chi giova obbligare gli esercizi commerciali ad accettare POS Bancomat o carta di credito senza abbattere le onerose commissioni bancarie? Perché la guerra in Ucraina influenza l'aumento del costo di frutta e verdura prodotte in Italia? In sostanza a che serve un governo dei “migliori” lontano dalla vita reale delle persone?

Cosa si potrebbe fare?

Beh intanto sappiamo che le principali compagnie energetiche italiane nel 2021 hanno realizzato utili per oltre 10 miliardi di euro, le principali di queste aziende sono a partecipazione pubblica, perché il Governo non può intervenire per fare in modo che una parte dei dividendi venga impegnato in un fondo per l' emergenza bollette? Perché non trattare con le banche al fine di rivedere alcune commissioni?

Forse perché chi governa fa parte del mondo della “non politica” impegnati nel difendere i mercati, gestire processi macroeconomici e non le bollette della signora Maria.

Ci vorrebbe la politica, ma quella fatta di passione, di entusiasmo, di cultura amministrativa, una volta c'erano pure le ideologie, forse in qualche soffitta ci sono ancora, nella memoria storica di molti, ma l'ideologia non è più nei programmi di nessuno.

A sinistra PD M5S LEU non hanno nemmeno la parvenza di una piattaforma progressista, dovrebbero parlare di salario minimo, di bollette, di sicurezza sul lavoro e invece parlano di legge Zan, di ius scholae, come se vivessero su di una nuvo… Letta.

Nel centro destra i problemi non sono di governo ma di numeri personali, conta di più stare a destra da soli o in compagnia all'opposizione? La Lega vorrebbe farle tutte e due, FdI che non ha nel DNA la capacità di governare ( e la Meloni lo sa bene) si pone fuori e passa alla cassa dei consensi virtuali perché tanto di risultati elettorali se ne vedono pochi. E allora? Per una volta citiamo Mattarella: “Senza partiti coinvolgenti, così come senza corpi sociali intermedi il cittadino si scopre solo e indifeso”.


… E nei piccoli centri?

Qui a Peschiera Borromeo o Mediglia sembrerebbe più facile che si possa preservare un punto di vista pubblico, magari per il solo fatto di conoscersi di vista o di persona potrebbe essersi salvato il concetto di comunità.

E' vero solo in parte, deve esistere un generatore di interesse generale un soggetto che declinando le urgenze per settore: scuola, sicurezza, salute, lavoro sia in grado di presentare proposte generali. E chi se non il Comune?

Ma oggi chi governa i comuni dovrebbe rendersi conto che bisogna accantonare momentaneamente le categorie ideologico filosofiche che mostrano i consigli comunali più come piazze da tifo calcistico che non come luoghi di creazione di identità condivise.

A Peschiera come a Mediglia le opposizioni sono tollerate come male necessario, non conta la valenza della proposta, non conta il progetto, l'identità del partito è più forte di quella della città.

Così le commissioni consiliari nate per dibattere le questioni prima che arrivino in Consiglio vengono ignorate, e una delibera di grande rilevanza come le mense scolastiche non passa neanche dalle commissioni, e le linee di indirizzo chi le da? Nessuno, sopra tutto su un argomento così delicato che ha già portato guai ad altre amministrazioni (Mediglia tra queste), si lascia fare ai funzionari come fosse cosa sgradevole ma da farsi.

Sappiamo che nel terzo millennio l'importante è la comunicazione, la parola d'ordine ben recepita a Peschiera è non fare nulla ma comunicarlo bene.

Così mentre a Mediglia si litiga su cose fondamentali come il regolamento dei cimiteri a Peschiera gli scricchioli nella maggioranza si accentuano, per carità nulla di ufficiale ma prendete separatamente esponenti del centro destra e chiedete loro pareri sui partiti alleati. Sorprese e che sorprese.

Concludendo siamo entrati un mondo dove l'interesse comune, generale è passato di moda, è un riferimento vuoto e retorico, di contro è cresciuta la spinta emotivo personale, diciamo l' egoismo.

Da qualche parte bisognerà pur cambiare, si può tentare chiedendo uno sforzo ai nostri amministratori, una amministrazione più aperta a Mediglia come a Peschiera, più coinvolgente, più dialogante, meno supponente, meno distante potrebbe essere quella scintilla che riavvicina il palazzo alla strada, non servono capi tribù, servono leader.





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