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L’OPINIONE di Daniele Bertoni

Quando “POLITICAMENTE CORRETTO” fa rima con …

… “MA CHI L'AVREBBE MAI DETTO”


Un'altra tacca sta per aggiungersi al revolver fumante dei tifosi dell' inclusività. I panni del paladino del politicamente corretto, questa volta, sono indossati dagli eredi di Roald Dahl (per sapere qualcosa in più su questo autore vedi il Box).

Il progetto prevede una parziale riscrittura di alcuni classici dell'autore per renderli più inclusivi; stiamo parlando di libri quali “la Fabbrica di cioccolato”, “Matilda”, “Gli sporcelli”, “Le streghe”, ”James e la pesca gigante”.

Su queste opere, in accordo con gli eredi, ma probabilmente su loro sollecitazione, la casa editrice britannica Puffin Books (parte della celebre Penguin Random House) va rielaborando la parziale riscrittura delle opere dello scrittore gallese.

Spariranno termini come “grasso” e “brutto”, cioè quelle parole che, indicando alcuni difetti, allontanano, mettono alla gogna – quindi offendono ed escludono - una porzione di lettori. Si difende l'editore affermando che «Questo testo è stato scritto molti anni fa, vogliamo che sia apprezzato anche oggi».

La domanda legittima è: “Bisogno di includere o voglia di profitto”? D'altro canto il pubblico di nuovi censori è sempre più vasto; perché allontanare questo pubblico pagante?

Non è un segreto che la frenetica voglia di riscrivere il mondo sia sempre più diffusa e non è neppure una novità; ogni epoca vuole riscrivere la storia e la cultura alla luce dl pensiero dominante: è successo nell'Unione sovietiva, quando dai libri di storia sono scomparsi personaggi scomodi come Trockij e Majakovskij, è successo nell'Italia della Controriforma quando – l'anno dopo il Concilio di Trento – Papa Pio IV° fece dipingere le braghe sui nudi della Cappella sistina.

Sono stati quindi del tutto inutili gli sforzi di Tracy Turnblad (interprete della commedia musicale “Grasso è bello” e dell'omonimo film del 1988) che ha segnato la rivincita contro il classico modello americano di “Barbie”?

Se anche da noi prendesse piede questa ansia di “revisione dell'arte” si salverebbero pochissime opere e pochissimi autori, il politicamente scorretto viaggia in lungo e in largo la letteratura: da Aristofane a Marziale (per citare i classici) fino al timido Leopardi che, in una lettera al fratello riguardo il riserbo femminile, scriveva “Queste bestie femminine… sono piene d'ipocrisia, non amano altro che il girare e divertirsi non si sa come (…)”.

Facciamo attenzione, l'arte si può amare, detestare o ritenerla inutile … senz'altro non si può cancellare.


P.S. Mentre scrivo queste note è il 25 febbraio che, nel Rito ambrosiano, significa “Sabato grasso” o (secondo il politically correct), “Sabato lievemente in sovrappeso, comunque attraente e giocoso”.(SIC!).





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