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L'ALTRA MONTESSORI, QUELLA DI MILANO: Giuseppina Pizzigoni

Il 1870 è un anno straordinario per la pedagogia italiana. In quell'anno, infatti, vengono alla luce tre donne straordinarie: Maria Montessori, Carolina Agazzi e Giuseppina Pizzigoni. Tre nomi che hanno innovato profondamente la scuola e il modo di fare scuola.

Giuseppina nasce ed opera a Milano. Il suo nome è associato, indissolubilmente, a quello di una scuola: La Rinnovata.


La scuola che oggi conta 1300 studenti, nacque per opera di Giuseppina nel secolo scorso. Diplomatasi maestra nel 1888, nell'anno successivo Pizzigoni vince un pubblico concorso e inizia a lavorare come maestra. Ma da subito denuncia l'inadeguatezza della scuola italiana rispetto alle richieste della società del tempo, società sempre più trasformata dallo sviluppo tecnico-industriale e necessitante, di conseguenza, di un insegnamento rinnovato. La maestra fu subito molto critica verso il verbalismo della scuola pubblica che annullava ogni forma di esperienza del fare e verso la poca salubrità dell'ambiente scolastico, elementi che mal si conciliavano con le caratteristiche di molti bambini che oggi avremmo annoverato nella categoria dei BES.

Per la pedagogista milanese, i programmi e i metodi della scuola tradizionale erano astratti e distanti dalla vita reale, imposti da autorità esterne che ne definivano tempi e spazi di esecuzione.

Sempre attenta alle innovazioni educative presenti al di fuori dell'Italia, Giuseppina Pizzigoni, nel 1909 compie un viaggio in alcuni paesi europei, paesi nei quali erano già operanti alcune scuole legate al movimento dell'attivismo pedagogico. Grazie alla creatività pedagogica e alle intuizioni che la caratterizzavano, al ritorno dal viaggio europeo, Giuseppina rielabora i programmi delle Nuove Scuole che ha osservato e forte di un comitato promotore che la supporta anche dal punto di vista finanziario, ottiene dal Comune di Milano l'autorizzazione per l'esperimento di riforma del metodo di insegnamento.

Nel 1911 si inaugurano, così, le prime due classi con 64 bambini, miste per genere, all'interno di due padiglioni Döcker. Da allora il numero di iscritti è cresciuto progressivamente, tanto che nel 1927 venne inaugurata la bellissima sede in Via Castellino da Castello, edificata seguendo le precise indicazioni pedagogiche di Giuseppina. La struttura, inserita nella classifica nazionale dei “Luoghi del Cuore” del FAI (Fondo Ambiente Italiano) al 36esimo posto nell'edizione 2010, oltre ad essere ancora attiva e pullulante di bambini, è anche sede dell'Associazione Opera Pizzigoni che, con dedizione, passione e un ricco archivio di materiali di vario genere, promuove il metodo e mantiene i contatti con le varie istituzioni e scuole interessate alla sperimentazione pizzigoniana.

“Scopo il vero, tempio la natura, metodo l'esperienza”. Così suona il motto di Giuseppina, che sinteticamente racchiude il pensiero della pedagogista e che è ben inciso sul marmo all'ingresso della scuola. Pertanto, l'esperienza diretta degli studenti viene collocata al primo posto, in un tempo pieno ante-litteram che permette l'alternanza di momenti di studio e attività manuali, preferibilmente all'aperto, a contatto con il verde, innaffiando, coltivando e potando, facendo esperienza di vita, comprendendo l'importanza del lavoro ed aprendosi al mondo.

Il tempo dilatato alla Rinnovata-Pizzigoni fa si che le attività scolastiche si concludano alle ore 18.00 eliminando sia il doposcuola che i compiti a casa e permettendo a tutti di fare esperienze extra-scolastiche.

Il rinnovamento pedagogico della Pizzigoni esclude chiaramente l'apprendimento passivo legato alle nozioni contenute nei libri di testo. Il metodo procede per via induttiva: dall'esperienza concreta e personale dello studente si arriva ai principi generali che la governano. Per esempio, attraverso attività altamente formative, come la cura di un orto, la raccolta e la vendita dei relativi prodotti, gli studenti apprendono il concetto di peso netto, peso lordo e ricavo.

Il rinnovamento esclude, inoltre, forme di inerzia, di immobilismo, quale la rigida disciplina dei banchi che blocca gli studenti nelle loro espressioni fisiche, impedendone il bisogno di libertà che nei primi anni di scuola è fondamentale. Chissà come avrebbe reagito Giuseppina Pizzigoni alle mascherine chirurgiche e banchi mono-posto entrati prepotentemente nella scuola della pandemia. Pandemia che sarà ricordata anche per le numerose morti di pazienti nelle RSA. RSA che un tempo erano chiamate ospizi, come quello di Saranno nel quale Giuseppina Pizzigoni muore il 4 agosto 1947 in completa povertà dopo aver dedicato la sua esistenza alla scuola pubblica e ai suoi studenti.


Modesta Abbandonato

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