La scuola, seppur a distanza, è chiamata a rispondere e a intervenire su comportamenti disfunzionali che accompagnano lo sviluppo sociale. Tra questi comportamenti, il bullismo risulta particolarmente odioso e pervasivo. Alla pervasività si lega la trasversalità, poiché il fenomeno dilaga in tutto il mondo senza distinzione di classe sociale.
Il termine bullismo trae origine dalla parola inglese bullying e designa comportamenti oppressivi, prevaricatori, sia fisici che psicologici. Tali comportamenti reiterati nel tempo, sono messi in atto da un singolo e/o da un gruppo verso un'altra persona percepita come più debole. Infatti, l'asimmetria relazionale (il bullo è più forte fisicamente e/o psicologicamente rispetto alla vittima), l' intenzionalità e la sistematicità rappresentano gli elementi qualificanti il bullismo.
I comportamenti messi in campo possono essere diretti (atti deliberati di violenza verbale o fisica) o indiretti (atti volti a screditare o a escludere dal gruppo la vittima) e vedere il coinvolgimento non solo di bullo e vittima, ma anche di altre persone. Queste ultime sono dette bulli gregari perché si aggregano e sostengono il bullo dominante senza, però, intervenire direttamente a causa della loro ignavia.
Eurispes e Telefono Azzurro, in un' indagine del 2011, riportavano, tra gli atti di bullismo più estesi: diffusione di informazioni false o negative, provocazioni o prese in giro ripetute, offese immotivate ripetute, esclusione e isolamento, danneggiamento di oggetti, furto di cibo e oggetti, minacce, furto di denaro, aggressioni fisiche.
Oggi il bullismo è monitorato e analizzato a diversi livelli per individuarne modalità di prevenzione e intervento, sia nei confronti della vittima, sia nei confronti del bullo, essendo entrambe figure necessitanti di aiuto.
Il fenomeno riguarda entrambi i sessi e nella società tecnologicamente avanzata si è adeguato alle trasformazioni culturali della stessa. In particolare, con l'avvento della rete e dei social media, sono stati destrutturati tempi e spazi di interazione. I bulli, infatti, possono “infiltrarsi” nelle case delle vittime in ogni istante, attraverso l'invio di messaggi, immagini, video offensivi, pubblicati il più nelle volte nella rete. Si parla, pertanto, di cyberbullismo, fenomeno che identifica forme di prevaricazione messe in campo attraverso il web e gli smartphone.
Nel 2013 l'Ipsos ha condotto un'indagine per conto di Save di Children sul tema. Tra gli atti subiti dalle vittime, nell'indagine si annoverano: diffusione di foto o immagini offensive, diffusione di informazioni false o minacciose, creazione di gruppi contro la vittima, violazione dei profili privati sul web.
In Italia, gli interventi antibullismo non sono mai mancati. La loro diffusione è stata condizionata, però, dalla mancanza di una politica centrale. Tuttavia, gli studiosi sono concordi nel ritenere che gli interventi messi in atto più frequentemente hanno riguardato: 1) interventi di conoscenza e sensibilizzazione verso il problema del bullismo, 2) percorsi di alfabetizzazione emotiva e di potenziamento delle abilità sociali, 3) attività sulle regole dello stare insieme in classe e a scuola. Detti interventi evidenziano il ruolo centrale della scuola, chiamata a svolgere un ruolo educativo che va ben oltre le ordinarie attività didattiche.
Già la Buona Scuola del 2015 enfatizzava la prevenzione e il contrasto al bullismo, compreso quello di natura informatica, tra gli obiettivi fondamentali di politica scolastica.
Due anni dopo, la legge n.71 del 2017 inquadrava per la prima volta il reato di cyberbullismo (integrando Codice penale e Codice della privacy) e istituiva, all'interno delle istituzioni scolastiche, la figura del referente per il cyberbullismo. Quest'ultimo è tuttora incaricato di coordinare le iniziative volte a sconfiggere il fenomeno, in collaborazione con le forze di polizia e le varie associazioni di aggregazione giovanile presenti sul territorio. Sempre la legge 71 del 2017 ha affidato alla scuola il compito di educare i ragazzi e le ragazze all'uso responsabile di Internet, ha obbligato le scuole a stipulare con le famiglie patti di corresponsabilità in cui definire le condotte di cyberbullismo e i relativi provvedimenti disciplinari per sanzionarli.
In tempi più recenti, in occasione del Safer Internet Day 2020 (6 febbraio) è stata presentata Giovani Ambasciatori contro bullismo e Cyber Risk in giro per l'Italia, campagna nazionale contro il bullismo e i rischi della rete, promossa dal Moige (Movimento italiano genitori).
Tra i presenti alla cerimonia, il Presidente del consiglio Conte ha ricordato che: «formare i giovani ambasciatori per aiutare i compagni è la modalità migliore per rendere responsabili tutti e combattere l'indifferenza». Il 12 settembre, invece, il Premier ha affermato che: «l'a.s. 2020-21 sarà ricordato per l' emergenza sanitaria, ma sarà ricordato anche come anno scolastico dell' inclusione e di contrasto al bullismo».
Temi importanti che vanno sicuramente ridiscussi e rinegoziati se davvero si vuole superare la pandemia educativa che dilaga di pari passo con quella sanitaria.
Modesta Abbandonato
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