Ovvero la didattica in presenza contro l'indifferenza
Riceviamo e volentieri pubblichiamo (nel Box qui a fianco) l'istanza che numerosi Consigli di Istituto Componente genitori, fra cui leggiamo con piacere la sottoscrizione da parte del Consiglio ICS FABRIZIO DE ANDRÈ, hanno indirizzato lo scorso 19 gennaio al Presidente del Consiglio G. Conte, al Ministro dell'Istruzione L. Azzolina e al Presidente della Regione Lombardia A. Fontana.
Oltre a condividere e sottoscrivere in ogni dettaglio questa richiesta, animata dalla preoccupazione che la D.A.D. (la didattica a distanza) può provocare sulla crescita sociale e culturale dei nostri ragazzi, non possiamo ignorare che i tempi della politica hanno ripreso a correre con ritmo inaspettato, tale che – a distanza di meno di un mese – i destinatari di questa missiva … non sono più tali.
Non intendiamo partecipare al nutritissimo esercito di coloro che, su tutti i mezzi di comunicazione, si stanno esercitando in salamelecchi, critiche, gossip e biografie dedicate all'uomo che sta cercando di imbastire il prossimo Governo (per inciso non citeremo, per pudore, nemmeno il nome ma ci limiteremo, nel proseguo dell'articolo, a indicarlo CdGpv - Capo del Governo prossimo venturo); tanto meno ci sbilanceremo in pronostici.
Vorremmo azzardare qualche riflessione sulla condizione che vive la nostra scuola, fanalino di coda nella classifica dell'Europa industrializzata e ulteriormente sfregiata dalla pandemia.
Nemmeno possiamo ignorare le difficoltà e l'arretratezza strumentale e infrastrutturale che si sono palesate agli occhi degli studenti in D.A.D.: mancanza di PC e Tablet, connessioni deboli o inesistenti, tali da alimentare crisi, ansie e sempre più numerosi abbandoni.
Ma, come dicevamo, la politica corre e, secondo la cronaca di poche ore fa (9 febbraio '21), pare che il CdGpv abbia anticipato due temi in materia di scuola, vedremo poi nei fatti cosa accadrà:
- prolungare la didattica in presenza (per ultimo anno scuole medie inferiori e scuole medie superiori) nel mese di giugno;
- eliminare lo sconcio dell'Anno Scolastico che (tradizione nazionale come la pizza e il mandolino) inizia con la giostra di precari, supplenti e assenza di docenti titolari.
Senza essere necessariamente pessimisti, si stanno già registrando le prime reazioni da parte dei sindacati dei docenti al pensiero di rinunciare (almeno quelli non impiegati negli esami) al “Liberi tutti dopo l'8 giugno anno domini 2021”.
Costoro ribattono “Ma i docenti hanno già lavorato, secondo contratto, tutto l'anno”. Certo, come tutti i dipendenti pubblici che, chi in presenza chi in D.A.D., chi in ufficio chi in smart-working, hanno lavorato da inizio pandemia; dimenticando forse – e qui sta il primo elemento di indifferenza – che nessuno di loro abbia perso un euro di stipendio.
Badate bene cari lettori, non si tratta della solita tirata sui Dipendenti Pubblici perché sappiamo benissimo che ci sono lavoratori che si sono sacrificati ben oltre i limiti, che ci sono insegnanti disposti – pur di non perdere il valore della propria professione – a “far lezione casa per casa”. Il secondo elemento di indifferenza (intima complice dell'egoismo) lo incontriamo quando ci mettiamo a contare le manifestazioni di allegri adulti, non importa se negazionisti o meno, impegnati a reclamare il ritorno al bar e al ristorante, rispetto alle manifestazioni – queste si innescate in primo luogo dagli studenti (vedi il Liceo Virgilio di Milano) per il ritorno in classe.
Che dire se non condividere quanto scrisse un anonimo tempo fa: “Gli Italiani sono famosi nel mondo per due cose: il Diritto romano e il diritto d' infischiarsene”.
La Redazione
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