Spesso ci capita, quando siamo in auto, di vedere il cartello con la scritta “Strada del vino e, ovviamente, il nostro pensiero va alla produzione tipica di quella fetta di territorio. Ma sappiamo cosa sia veramente una strada del vino?
La CEE ha promosso la costituzione delle "Strade del Vino e dei Sapori" all'interno di un programma di sostegno all'agricoltura, l'Italia ha recepito queste direttive con la legge 268/99, a sua volta la Regione Lombardia, con proprio atto ha riconosciuto le 8 Strade del Vino Lombarde.
In sintesi ecco di cosa si occupano le Strade del Vino:
valorizzare e promuovere in senso turistico le produzioni vitivinicolo ed agricole, le specialità enogastronomiche e le produzioni di economia ecocompatibile;
valorizzare le attrattive naturalistiche, storiche e culturali sul percorso della strada.
Ci sembrano motivi sufficienti per un viaggio per le Strade del Vino lombarde.
TRA I VIGNETI DELL'OLTREPÒ
Proseguendo i nostri itinerari dedicati alle “Strade dei vini e dei sapori di Lombardia”, questo mese non ci allontaniamo molto perché la nostra meta è l'Oltrepò Pavese. Intanto il nome: Ultra Padum così i Visconti chiamarono quel trapezio di terra che ha base sul Po e si spinge verso l'Appennino ligure fino ad incontrare il monte Lesima a 1724 metri. Costituita nel 2001 questa strada attraverso il territorio e dalla pianura si incunea in piccole valli, colline, borghi di mezza montagna, terreni calcareo-argillosi che favoriscono la coltivazione della vite. Infatti qui la produzione DOC è inferiore solo a Chianti e Asti. Ma l'Oltrepò non è solo vino, ma è uno scrigno pieno di cose preziose e in queste righe ci aggireremo tra borghi , piatti tipici e prodotti del territorio. Iniziamo col ricordare alcuni prodotti famosi e altri meno famosi ma rari, come il peperone di Voghera. Questo peperone aveva conquistato una fama sconfinata il secolo scorso nel periodo tra le due guerre, ottimo di sapore dolce e gradevole, coltura agricola per eccellenza, di colore giallo arancione a maturazione, polpa sottile, richiesto in Italia ed altrove fu vittima di una rara patologia e si estinse. Ora grazie all'istituto Agrario Gallini di Voghera è stato recuperato ed ora utilizzato non solo per il celebre risotto col peperone, ma anche udite udite per dolci e gelati.
La zucca berrettina di Lungavilla, a forma di turbante, non troppo grande color verde azzurrino pallido, molto saporita buona per ricette dolci e salate. Ottima per i famosi ravioli di zucca. Tipica di Lungavilla che le ha dedicato una festa “Festa di succ”, è indubbiamente un prodotto di nicchia ma ora un gruppo di giovani produttori, riuniti in associazione sta operando per il rilancio a tutto campo. Come si fa a non citare il salame di Varzi? Famosissimo, esempio di cultura contadina, identità precisa, frutto non solo dei pregevoli allevamenti suini ma anche delle correnti fresche provenienti dalla Liguria e soprattutto della lavorazione che prevede: sale marino, pepe nero intero, infuso di aglio e vino rosso. Obbligatorio il taglio a coltello e bisogna notare la classica goccia dovuta allo sciogliersi del grasso.
Ora lasciamo, momentaneamente, i cibi e andiamo a visitare qualche località, non dimentichiamo che ci troviamo in una sorta di oasi naturalistica con paesaggi affascinanti, borghi, viuzze e castelli. Già i castelli, vediamo un po': il Castello di Branduzzo imponente, circondato da cinta muraria quindi studiato per la difesa anche se nel Rinascimento visse il suo momento migliore, appartenuto alla Famiglia Botta che furono tesorieri del Ducato di Milano, ospitò anche la festa di matrimonio di Giangaleazzo Sforza con Isabella d'Aragona. Purtroppo il castello versa ora in brutte condizioni, le splendide scuderie abbandonate, i cortili incolti e purtroppo ha subito anche furti soprattutto di libri antichi, reperti di una antica pregiata libreria.
Castello di Montalto Pavese, costruito con pietre e mattoni a vista, famoso soprattutto per la torre principale (mastio) che svetta sulla costruzione, all'interno due giardini uno all'inglese e uno all'italiana visitabili. Castello di Pietra dei Giorgi, bella struttura oggi divisa in due parti, una privata e l'altra di proprietà del Comune. Con funzione difensiva, per la posizione e e mura fu in passato teatro di cruente battaglie tra Guelfi e Ghibellini ma non fu mai espugnato. Castello Visconteo di Voghera, risale addirittura alla fine dell'800, struttura difensiva realizzata in modo da contenere in caso di bisogno, abitazioni e botteghe. Subì nei secoli trasformazioni e consolidamenti, il più significativo grazie a Galeazzo Visconti. Fu abitazione i grandi e nobili famiglie italiane, i Visconti appunto ma anche Gonzaga e Beccaria, anche le dominazioni si alternarono, Francesi Austriaci e Regno di Sardegna. Fu nel 1807 che la magione divenne carcere per poi gradualmente assumere una funzione storico museale. Non è un castello ma è una dimora della scienza, parliamo del Planetario, un'opera all'avanguardia con 60 posti a sedere ed una totale incredibile immersione 3D nella volta celeste per farci vivere una emozione unica.
Vediamo ora qualche borgo, come Fortunago definito uno dei borghi più belli d'Italia, arroccato su di un colle in posizione strategica con il suo suggestivo impianto medioevale che fu dimora di Malaspina e Dal Verme. Come non citare Varzi che, oltre che per il salame, merita una visita alle due torri medioevali, le viuzze con le botteghe del salame e il fatto che il borgo è crocevia di scambi lungo la storica “via del sale” un percorso di circa 90 chilometri in pratica una mulattiera utilizzata da mercanti e contadini per secoli. Abbiamo poi Zavattarello, singolare come anche questo come Fortunago sia uno dei borghi più belli d'Italia, l'uno a pochi km dall'altro. Si trova nella Val Tidone circondato da antiche mura e difeso dal castello aperto e visitabile, in un'ora circa si possono ancora vedere gli appartamenti della famiglia Dal Verme nonché altre sale e giardini. Qui anche il museo di arte contemporanea con spazio dedicato alle “savatte”, esatto le ciabatte che furono una florida attività economica per i maestri ciabattini del posto. Ed ora vai con i vini. Siamo sul 45° parallelo a metà strada tra l'equatore e il polo Nord, come, per esempio, Bourdeaux altro posto dove si producono vini pregiati. 440 km di colline e 13.000 ettari, gestiti da 350 aziende vinicole. Partiamo dal Pinot Nero porta bandiera dei vini locali, per queste uva questo piccolo distretto è al terzo posto nel mondo, ma vediamo la distribuzione in ettari: Croatina 4.000 ettari, barbera 3.000, Moscato 500. Poi in quantità minori Pinot Grigio, Pinot Bianco, Malvasia, Cortese e perfino Muller Thurgau. In totale sono ben 36 le tipologie di vino che possiamo gustare da queste parti, oltre a quelli conosciuti e già citati aggiungiamo Cabernet Sauvignon, Riesling, e i particolari Buttafuoco e Sangue di Giuda. Insomma si spazia tra fermi, bollicine e dolci. Ma con cosa li vogliamo accompagnare? Partiamo con la Schita una semplice merenda per adulti e bambini costituita da farina, acqua e sale, fritta e dorata nello strutto. Poi Minestra di riso con cime di luppolo selvatico, insaporita con lardo e burro. Il Risotto alla vogherese che potete variare un po' a vostro gusto ma che deve con- tenere il peperone di Voghera. Ancora il Nusat torta salata di zucca che la tradizione vuole preparata per l' antivigilia di Natale nella cena delle cosi dette 7 portate in modo che il giorno della vigilia potesse essere tranquillamente di digiuno. I Bata Lavar di canneto Pavese, in pratica dei ravioli di carne ma con sedano e chiodi di garofano e, attenzione, bagnati con vino ma rigorosamente Buttafuoco. Allora direi che possiamo chiudere qui, ricordate che siamo a pochi chilometri da casa e che se venite qui per assaggiare i vini, allora dovrete avere un'altra persona che guidi l'auto al ritorno. Il mese prossimo un'altra strada dei vini e sapori di Lombardia.
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