La Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia, approvata all' unanimità dall'Onu il 20 novembre 1989, rappresenta il principale strumento a disposizione degli Stati sottoscrittori per tutelare i diritti sociali, civili e politici dei bambini e delle bambine. Il principio ispiratore dell'importante documento (54 articoli e un preambolo) è l'equiparazione giuridica dei minori alla persona adulta.
Semplificando al massimo, la Convenzione stabilisce cosa può fare chi ha meno di 18 anni e ciò che deve fare chi si occupa di loro per assicurare felicità, salute e sicurezza.
La pandemia dell'ultimo anno ha messo a dura prova tale sistema di diritti e relative garanzie che, per quanto sulla carta fosse avanzato e cogente per i decisori pubblici, presentava, già prima del Covid, fragilità e vulnerabilità soprattutto per i minori colpiti da crisi umanitarie.
La pandemia, per esempio ha messo a dura prova il diritto all'ascolto delle opinioni dei bambini e bambine in tutte le sedi, limitando il loro coinvolgimento e la loro partecipazione ai processi decisionali nei vari ambiti.
Inoltre, nella fase acuta della pandemia anche la comunicazione indirizzata al mondo dell'infanzia e dell'adolescenza è stata carente e non priva di contraddizioni. Un raro esempio di comunicazione empatica è stato messo in campo da Erna Solberg, prima ministra della Norvegia che ha dedicato ai bambini e alle bambine una vera e propria conferenza stampa. La ministra, infatti, ha esortato l'infanzia a non aver paura del Coronavirus, spiegando il perché di tanti divieti e chiosando: “E' importante ricordare che tutti coloro che si ammalano in Norvegia ricevono ottime cure in ospedale. Abbiamo eccellenti infermieri e medici che si prendono cura di noi”.
Una riflessione a parte merita poi il diritto all'istruzione dei e delle minori. Ci si interroga su quale sia l'attuale condizione dei contesti educativi, come essi siano stati rifondati a seguito della pandemia e soprattutto quali siano le ricadute, anche di natura psicologica, che la Didattica a distanza ha determinato sulla vita delle e degli studenti. Se da una parte la Didattica a distanza ne ha evitato il rischio di isolamento e demotivazione, dall'altra, tale innovativa modalità di insegnamento-apprendimento non è stata esente da rischi: si pensi alle varie forme di discriminazione, prima fra tutte quella legata al divario digitale. Negli ultimi mesi, infatti, la scuola è stata tanto al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica, generando un dibattito politico dai toni bellicosi sul come affrontare in sicurezza l' emergenza sanitaria in essere.
Un aspetto, però, è certo: la scuola è attraversata da un processo di trasformazione atteso e necessario (si pensi alla situazione epidemiologica), processo trasformativo non certo indolore, visto che dovrebbe archiviare il vecchio modello di fare scuola, quello basato, in estrema sintesi su lezioni frontali e libri di testi, in spazi dedicati ed esclusivi, quali le aule scolastiche e nello stesso tempo dovrebbe “curare” le ferite psicologiche ed emotive generate dalla pandemia.
Nell'alveo di tale riflessione si innesta l'iniziativa “E' tempo di scuola sconfinata”, iniziativa promossa da Fondazione Giangiacomo Feltrinelli con il movimento E tu da che parte stai? Tra gli obiettivi dei protagonisti vi è l'elaborazione di un progetto educativo radicalmente nuovo, in risposta all'emergenza degli ultimi mesi ma soprattutto con uno sguardo concreto di lungo respiro.
In una loro locandina di una diretta streaming del 9 novembre scorso si legge: “Sconfinare la scuola per mettere in atto forme e percorsi inediti dell'apprendimento, in equilibrio tra analogico e digitale, tra spazi tradizionali e diffusi.
Per coinvolgere nuovi attori ed esplorare modelli territoriali che mettano realmente al centro i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, garantendo loro condizioni di benessere mentale, emotivo e fisico”.
L'evento fa seguito a tutta una serie di iniziative laboratoriali e di ascolto territoriale con il coinvolgimento, finora, di città quali Milano, Genova, Roma, Napoli e Taranto. Attività in work in progress, che ha già raccolto pensieri e proposte di insegnanti, pedagogisti, medici, psicologici, architetti, educatori, dirigenti scolastici e che per la città di Milano sono confluiti in un documento consegnato al Sindaco Beppe Sala il 2 giugno scorso, proprio perché Milano ha da sempre svolto il ruolo di promotrice dell'innovazione didattica.
Il progetto educativo de La scuola sconfinata contiene un elenco di priorità e raccomandazioni che si sostanziano in 13 punti che confluiscono in 6 aree: Salute come benessere integrale (punto 1), Didattica evolutiva (punti 2,3,4), Spazi di apprendimento (punto 5), Professioni e competenze necessarie (punti 6,7,8,9), Governance e Patti educativi territoriali (punti10,11,12), Tecnologie educative (punto 13).
Le 13 priorità sono così declinate:
1. Mettere la salute bio-psico-sociale al centro dei processi educativi.
2. Diffondere le esperienze educative in una pluralità̀ di spazi di apprendimento.
3. Progettare una didattica modulare orientata alla valorizzazione delle specificità di ciascuno e allo sviluppo della cittadinanza globale.
4. Garantire classi con numeri ridotti.
5. Individuare e progettare nuovi spazi educativi per l'apprendimento dentro e fuori la scuola.
6. Attivare équipe multiprofessionali nelle scuole.
7. Investire nella stabilizzazione dei docenti.
8. Formare insegnanti, educatori ed educatrici alla co-progettazione, all'analisi dei bisogni, all'ascolto, al lavoro in team, al digitale.
9. Riconoscere adeguati momenti per la formazione continua di insegnanti e personale scolastico.
10. Rendere protagonisti bambine e bambini, ragazze e ragazzi.
11. Coinvolgere i genitori e promuovere la scuola-comunità.
12. Abilitare territori educanti a responsabilità diffusa e coordinata.
13. Progettare un piano infrastrutturale per la digitalizzazione della scuola e delle comunità-quartieri.
Ardimentoso progetto che, però, rimette al centro il ben-essere di bambini e bambine, la loro felicità che è anche la felicità degli adulti.
Modesta Abbandonato
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