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DidatticaROSA E CAROLINA AGAZZI: MAESTRE ITALIANE

Dal 2003 è stata introdotta la denominazione Scuola dell'infanzia al posto di Scuola materna. Ma, dopo quasi vent'anni, il nome di Scuola materna rimane prevalente nella cultura italiana, incurante di norme e ordinamenti che ne hanno decretato l'estinzione.

Chissà se le sorelle Rosa e Carolina Agazzi, nate rispettivamente nel 1866 e nel 1870 a Volongo in provincia di Cremona da una famiglia cattolica e patriottica, immaginavano quanto resistente al tempo sarebbe risultato il nome di Scuola materna! Nome che scelsero per battezzare l'innovativa istituzione scolastica sorta nel 1895 a Mompiano, alle porte di Brescia.

La Scuola materna delle sorelle Agazzi prese forma nei locali di una ex sacrestia con annesso un giardino. Tuttavia, col passare del tempo la scuola agazziana divenne sinonimo di metodo e di programma che si espansero in Italia e all'estero.

L'esperienza di Mompiano si sviluppò dopo che le sorelle ebbero completato la scuola normale di Brescia per diventare maestre e dopo che, a Nave, sempre in provincia di Brescia, ebbero gestito una scuola comunale. Quest'ultima sorgeva in locali originariamente adibiti a stalla, con arredi inadeguati e strumenti didattici improvvisati: le due giovani maestre curarono più di 250 bambini/e: Carolina ne gestì 180 di età inferiore ai 6 anni, Rosa 73, con età tra i 6 e 12 anni.

L'esperienza di Mompiano si colloca in quella temperie culturale del primo decennio del XX secolo caratterizzata da istanze di modernizzazione che imponevano un ripensamento della condizione dell'infanzia e dei relativi asili, spesso gestiti da personale senza alcuna formazione specifica.

Emblematica la descrizione dei primi asili italiani fatta da Ferrante Aporti nella prima metà dell'Ottocento: “Ambienti insalubri, tenuti da donnicciole a scopo di lucro; mancanti di ogni requisito morale e materiale, nei quali si ammucchiavano alla rinfusa, e si imprigionavano su incomode seggioline, i bimbi di due sessi, per far loro a quando a quando ripetere e cantare pappallescamente orazioni insieme a nenie triviali e talvolta sconce.

Questo era tutto l' ammaestramento di quelle che osavano appellare scuola. Vergogna questa che per più secoli durò”. Le sorelle Agazzi, al contrario, prima di avviare l'esperienza di Mompiano, già nel 1891, frequentarono un corso per “maestre giardiniere froebeliane”, corso fondamentale per l'influenza che eserciterà su Rosa e Carolina.

Ma cosa caratterizza la scuola materna delle sorelle Agazzi? Nonostante l'influenza di Fröbel in Europa, le sorelle Agazzi, pur ispirandosi al pensatore tedesco, non rinunciano a reinterpretarne lo spirito. Rosa puntualizzò che gli esercizi froebeliani andavano scelti in base alle esigenze di bambini/e e dovevano essere fondati sulla sensorialità operativa, abolendo qualsiasi insegnamento mnemonico e ripetitivo. Purtroppo, ancora oggi, lo sviluppo sensoriale è un aspetto sottaciuto quando si parla delle sorelle Agazzi, poiché collegato esclusivamente al metodo montessoriano. La differenza tra i materiali didattici attiene solo alla natura e alla qualità degli stessi: scientifici e standardizzati quelli della Montessori, appartenenti al mondo naturale e dell'uomo quelli Agazzi. A tal proposito, Rosa e Carolina inaugurarono il “Museo delle cianfrusaglie senza brevetto”, una sorta di collezione di materiali eterogenei quali bottoni, spaghi, sassolini, ma anche bottiglie, flaconi, ritagli vari, cartoline illustrate che le educatrici raccoglievano e classificavano, inserendoli in buste o scatole. Le cianfrusaglie venivano consegnate ai e alle discenti che attraverso il gioco spontaneo facevano sperimentazioni sensoriali e cognitive, in un Museo che diventava ambiente di apprendimento. Quegli stessi materiali servivano per esempio per fare esercizio di discriminazione e riconoscimento del colore, della forma o della grandezza. Il gioco aveva sempre una finalità educativa: favorire la razionalità e predisporre chi lo esegue all' obbedienza. Nella scuola agazziana si enfatizzava la centralità della figura “materna” dell' educatrice. Anche l'azione didattica si collegava alla vita familiare di bambini/e: la conquista dell' autonomia passava attraverso azioni quotidiane quali l'igiene personale, la pulizia dei locali, la provvista della legna, in una gestione comunitaria dove i più grandi aiutavano i più piccoli, riproducendo così l'ambiente contadino e rurale del tempo.

Le attività formative contemplavano anche attività estetiche quali la costruzione di piccoli oggetti decorativi, la recitazione, il disegno, il canto educativo e anche l'educazione linguistica. La più famosa delle innovazioni didattiche agazziane è sicuramente quella dei contrassegni, immagini usate per identificare i bambini e le bambine e gli oggetti di loro proprietà. Ogni persona veniva identificata da un nome di cosa, il relativo contrassegno veniva poi ricamato o attaccato in altro modo su tutti gli oggetti che le appartenevano (panierino della colazione, il cappottino, il banco ecc.) in modo che i e le discenti si abituassero ad associare il nome della cosa contrassegnata alla persona indicata dal contrassegno.

La gestione e la cura del giardino rivestivano un ruolo di primo piano tra le attività pratiche promosse dalla scuola agazziana. Il giardinaggio praticato in apposite aiuole con attrezzi conformi all'età e alle capacità dei e delle discenti, permetteva loro di essere avviati/e verso attività propedeutiche al lavoro, differenti dal gioco, ma pur sempre cariche di socialità e amore per il bello.

Le attività di giardinaggio abituavano così alla vita all'aria aperta e al lavoro, sviluppando l'osservazione del mondo e le esplorazioni scientifiche ma soprattutto promuovevano rapporti positivi e consapevole con l'ambiente, quali la conoscenza di fenomeni atmosferici e cicli delle stagioni.


Modesta Abbandonato


Rubrica dedicata a tematiche scolastiche,

a cura della docente Modesta Abbandonato,

insegnante di Filosofia e Scienze Umane, specializzata nel sostegno e nella didattica dell'italiano a stranieri.

Per suggerire temi da affrontare scrivere a:

modesta.abbandonato@virgilio.it

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