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Calcio e pepe


“La città delle biciclette”

La gita di questo mese ci porta in Emilia, in una città bellissima, che la nostra fame di cultura, sport e cucina non poteva lasciarsi scappare: Ferrara. Non è vicinissima, è vero sono 256 km. quasi tutti di autostrada, ma la visita ci ripaga del viaggio, dei 18.50 euro del costo dell'autostrada e dei circa 25 euro di benzina. Come sempre partiamo dal calcio. La squadra di Ferrara è la SPAL, acronimo di Società Polisportiva Ars et Labor. Fondata infatti come circolo culturale a carattere religioso nel 1907 divenne subito polisportiva con il settore calcio già nel 1910, quindi un club storico che ha preso parte a 24 edizioni del massimo campionato italiano di calcio. Il miglior piazzamento è un po' datato, si tratta del 5° posto nel 1959/60, in serie B ha vinto due volte il campionato, in serie C una coppa Italia. In ambito internazionale la Coppa dell'Amicizia 1968. I colori sociali sono il bianco e l'azzurro nella caratteristica maglia a strisce sottili, lo stadio è il Paolo Mazza con 16.000 posti, intitolato al Presidente più famoso. La storia è quella di un club dignitoso ma senza grandi acuti che è riuscito come dicevamo a reggere il campionato di serie A con quel che ne consegue in termini sopra tutto di costi. Limitandoci agli ultimi 20 anni troviamo nomi che il pubblico degli sportivi ben conosce, tra gli allenatori il più famoso è sicuramente Massimiliano Allegri (che allenò la SPAL nel 2004/5 e poi Milan e Juventus), ma anche Stefano Vecchi, Leonardo Semplici; tra i calciatori Schiattarella, Lazzari, Floccari, Petagna, Missiroli, Meret per citarne alcuni. Ora milita in serie B ma ripensando all'ultima stagione di A quando riuscì a battere in fila Roma, Lazio e Juventus, pare che il ritorno alla massima serie non sia molto lontano. Ma ora dedichiamoci a quella che viene definita “La città delle biciclette” che già da l'idea di un posto rilassato dove vivere ha il suo significato. L'atmosfera infatti non sembra essere cambiata molto rispetto a quando in città “regnavano” i d'Este famiglia all'ora tra le più influenti d'Europa. A scopo di difesa costruirono nel 1385 il Castello che prese il loro nome. Opera imponente con scuderie, armerie, magazzini, residenza nobiliare, cappella e prigioni. Queste ultime ancora visitabili. Nei piani alti si svolgeva la vita dei nobili che, essendo spesso assediati, alloggiavano frequentemente in quelle stanze lasciando i piani bassi alla difesa, tuttora presente il fossato che circonda il maniero. Il più importante luogo religioso è il Duomo dedicato a San Giorgio, sito in Piazza delle Erbe (o Trento e Trieste) attira subito lo sguardo ammirato con la facciata interamente in marmo bianco. Sopra il portale centrale San Giorgio che combatte il drago. Particolare ed unica è la loggia al di sopra della quale si sviluppa il tema del giudizio Universale con una precisione ii particolari pari solo alla bellezza. Nel vicino Museo della Cattedrale troviamo opere di Jacopo della Quecia, Filippo Solari, Andrea Carona e Bernardo Rossellino. Attenzione esiste poi un palazzo la cui struttura esterna è costituita da 8500 blocchi di marmo bianco striato di rosa, proprio per questa particolarità è chiamato Palazzo dei Diamanti. Ospita la Pinacoteca Nazionale con opere di Andrea Mantegna, Cosmè Tura, Ercole De Roberti, Dosso Dossi. Ci sarebbero poi diversi palazzi degni di nota e di una visita, ma tra le curiosità vi invitiamo a vedere Via delle Volte. Luogo ricercato dagli amanti della fotografia, dai romantici e dagli storici. E' una strada acciottolata di 2 km. che vi trasporterà nel Medioevo, qui si trovavano le abitazioni dei commercianti che abitavano su di un lato della strada con i passaggi ad arco che permettevano il transito di persone e merci per raggiungere le chiatte sul fiume, adibite al trasporto delle merci stesse, oggi il fiume è stato deviato ma all'epoca il potervi accedere con facilità rappresentava una necessità. Oggi ovviamente sono state ristrutturate e trasformate parte in abitazioni e parte in ristorantini accattivanti sia come menù che come atmosfera, infatti vi fu anche un periodo all'inizio del secolo scorso che questa strada fu ritrovo di malavitosi, prostitute, delinquenti vari insomma un “luogo di malaffare” come lo descrive Bacchelli nel Mulino del Po'. Quando cala la sera e si accendono le luci gialle quella via ritrova tutto il suo fascino misterioso. Ma abbiamo introdotto il discorso Menu ed eccoci ai piatti tipici della cucina ferrarese. Partiamo coi Cappellacci di zucca, meraviglia della tavola, sono ravioli con la sfoglia un pochino spessa e la “farcia” (come direbbe Cracco) a base di polpa di zucca, parmigiano e noce moscata, ovviamente andranno conditi con burro fuso e salvia. Come variante proponiamo i Caplit, ovvero i cappelletti della nonna. Qui il ripieno è costituito da vari tipi di carne con parmigiano (immancabile), noce moscata, uovo e sale. Il segreto è preparare l' impasto il giorno prima e lasciarlo riposare in modo che i sapori si amalgamino perfettamente. Si porta in tavola con brodo di carne. Abbiamo poi la Panata, di cui vi diamo una ricetta veloce: mettete in pentola un litro di brodo salato, pane sminuzzato e fate cuocere per 20 minuti, quindi unite il burro mescolando bene, 2 cucchiai di olio, pepe e parmigiano. Altri 5 minuti di cottura, lasciate addensare e unite altro parmigiano. Le lumache alla casumarese. Serviranno le lumache, già spurgate, cresciute non in allevamento, che saranno lavate con sale e aceto, poi posate a cuocere con olio, lardo, cipolle , porri, carote per 4 ore. Quando saranno cotte si può aggiungere un po' di vino bianco, cannella, zafferano e pane abbrustolito, lasciare cuocere ancora un po', servire aggiungendo formaggio grattugiato. Per dolce proponiamo il Panpepato. Ingredienti: 200 gr di farina, 100 mandorle, 100 miele, 100 cacao in polvere, 100 frutta candita, 2 gr. cannella, 80 cioccolato fondente. Impastate il tutto con latte tiepido, lavorate bene fino ad ottenete un composto abbastanza sodo, dategli la forma tradizionale a calotta e cuocete in forno con attenzione, perché non deve bruciare altrimenti assume un sapore amaro. Come si diceva all'inizio, forse la gita è un po' lunga ma ne vale assolutamente la pena.

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