Il termine omofobia fu utilizzato per la prima volta dallo psicologo Weinberg, il quale negli anni Sessanta capovolse la prospettiva secondo cui le persone omosessuali erano malate e descrisse l'omofobia come “un mix di repulsione e preoccupazione… una paura relativa alle persone omosessuali… che sembrava associata alla paura di un contagio, una paura che le cose per cui si era lottato potessero essere minate – casa e famiglia ”. In seguito, il concetto è stato esteso alla bisessualità e alla transessualità (omo-bi-transfobia).
È opportuno specificare che non si tratta di una fobia vera e propria, quanto di un insieme di emozioni e sentimenti quali ansia, disgusto, avversione, rabbia, paura e disagio provate, sia consapevolmente che inconsapevolmente, nei confronti di persone omosessuali.
Mentre le persone fobiche percepiscono la propria paura come irragionevole e autolimitante, gli omofobi tendono a pensare che la loro ostilità sia condivisibile, persino giustificabile, e assumono atteggiamenti discriminanti, di scherno e disprezzo verso gli omosessuali o i presunti tali. L'omofobia può rendere anche molto aggressivi: frequentemente essa è alla base di atti di bullismo tra ragazzi.
Secondo Blumenfeld (1992), è possibile individuare diversi livelli di omofobia: quella personale, che riguarda i pregiudizi individuali verso gli omosessuali; quella interpersonale, che si verifica tra individui; quella istituzionale, che si riferisce alle politiche discriminatorie delle istituzioni; quella sociale, che si esprime attraverso gli stereotipi su gay e lesbiche.
Lo psicoanalista Vittorio Lingiardi propone di utlizzare il termine omonegatività, semanticamente meno ambiguo del termine omofobia, distinguendola in sociale e interiorizzata.
Nello specifico quella interiorizzata è l'esito di un meccanismo psicologico di introiezione da parte delle stesse persone omosessuali di pregiudizi, atteggiamenti e sentimenti negativi verso il proprio orientamento sessuale, che viene vissuto in modo conflittuale, come se fosse sbagliato, da rinnegare e nascondere. Tale conflittualità risulta particolarmente intensa in adolescenza, poiché causa sensi di colpa, vergogna, angoscia. Il processo di consapevolezza della propria omosessualità può essere difficile e doloroso per un adolescente. È molto importante che gli adulti di riferimento, genitori, docenti, educatori, psicologi, sviluppino una particolare sensibilità e attenzione che permetta di riconoscere e intercettare il disagio di quei ragazzi che dubitano della legittimità dei propri sentimenti.
Dr.ssa Stefania Arcaini
PSICOLOGICAMENTE PARLANDO
Rubrica dedicata a tematiche psicologiche, a cura della dottoressa Stefania Arcaini, psicologa e psicoterapeuta specializzata nella psicoterapia di adolescenti e adulti. Per suggerire temi da affrontare scrivetemi:
arcainistefania@gmail.com
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