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LAVORO DA CASA: effetti del lavoro agile al tempo del Covid-19


L’emergenza da Covid 19 ha comportato un cambiamento repentino nell' organizzazione del lavoro, da parte delle aziende e dei lavoratori. Il lavoro da casa, noto come smart working o lavoro agile, ha conosciuto un incremento notevole: in Italia nel 2019 i lavoratori agili erano solo 570 mila e si stima che nel 2021 saranno almeno 4 milioni. Indubbiamente il lavoro da remoto si è rivelato una grande risorsa in questa pandemia, sia per le aziende che per i lavoratori, consentendo una continuità dell' attività lavorativa.

A distanza di alcuni mesi, possiamo vedere vantaggi e svantaggi che questa modalità lavorativa comporta.

Tra i primi, vi è un significativo risparmio economico per ambo le parti. Per quanto riguarda gli svantaggi, le limitazioni imposte dal lockdown ne hanno amplificato la portata. Lo smart working e l' impossibilità di uscire hanno obbligato le persone a ridefinire gli equilibri tra lavoro, famiglia e tempo libero.

La mancanza di un confine netto tra lavoro e casa, la sovrapposizione di spazi personali, familiari e lavorativi hanno richiesto ad ogni menbro del nucleo familiare un grande impegno e dispendio di energie, sia a livello pratico – organizzativo, sia a livello psicologico. In uno studio del 2014 delle psicologhe del lavoro Chiara Ghislieri e Lara Colombo, condotto su un campione di lavoratrici in smart working, emergeva che i principali svantaggi del lavoro da casa sono:

- il rischio di sovralavorare e di lavorare più a lungo dell'orario previsto: a fronte di una maggiore disponibilità di tempo libero, infatti, raramente lo si usa per sè;

- la fatica derivante dal conciliare il lavoro con l' accudimento dei figli. La chiusura di asili e scuole durante il lockdown nazionale ha sottoposto le madri lavoratrici ad un carico ulteriore, dovendosi destreggiare su più fronti e tra diversi ruoli;

- il rischio di essere visti come lavoratori “di serie B” sia in azienda che in famiglia: la tendenza a sottovalutare l' impegno lavorativo da casa è solitamente accompagnato da un aumento delle richieste familiari. La sottovalutazione, ad esempio, passa attraverso espressioni come “Già che ci sei...”;

- la perdita dell'aspetto sociale del lavoro: il tessuto degli scambi comunicativi e relazionali, formali e informali, all'interno dell'ambiente di lavoro costituiscono essenziali momenti di socialità per i lavoratori. I contatti virtuali, pur importanti, non riescono a compensare la mancanza di scambi interpersonali diretti.

Lavorare da casa può portare al rischio di “burnout”, ovvero una serie di sintomi di stress cronico dovuto alla situazione lavorativa, vissuta come logorante e stressante dalla persona che ne soffre. Alcune ricerche registrano negli ultimi mesi un aumento di sintomi quali ansia, insonnia e stress elevato tra i lavoratori. L'ansia è spesso legata alla paura di essere licenziati e all' incertezza rispetto alla sopravvivenza della propria azienda.

Di fronte a nuove misure restrittive, occorre una maggiore attenzione al benessere dei lavoratori da parte delle aziende. Come afferma Laura Parolin, presidente dell' Ordine degli Psicologi della Lombardia “Le aziende dovranno prevedere azioni di welfare aziendale specifiche (sportelli, voucher, convenzioni) per il sostegno psicologico ai dipendenti in modo da assicurare che il loro benessere sia tutelato, e i lavoratori non dovranno temere di far riferimento ai professionisti coinvolti".


Dr.ssa Stefania Arcaini


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