Un recente articolo de “Il Corriere della Sera” dedicato al fenomeno delle ragazze madri, riporta nell'ultimo anno un significativo incremento delle gravidanze tra le giovanissime, con età compresa tra i 13 e 15 anni, come osservato dal centro Saga, servizio di accompagnamento alla genitorialità in adolescenza degli ospedali Santi Paolo e Carlo di Milano. In particolare, è aumentato l'accesso al servizio subito dopo il primo lockdown.
Un'ipotesi plausibile mette in relazione tale aumento con la difficoltà ad aver accesso ad alcuni servizi sanitari nei primi mesi dell' emergenza coronavirus. Sembra, inoltre, che durante il lockdown molte famiglie abbiano ospitato presso la propria abitazione il giovane fidanzato/a del proprio figlio/a, per evitare loro di restare a lungo separati.
La gravidanza, in un'età così precoce, può essere il risultato di situazioni molto diverse tra loro: a volte può essere il frutto della disinformazione sui metodi contraccettivi, in altri casi può essere l'esito di una violenza sessuale, o ancora può essere il risultato del tentativo inconscio da parte dell'adolescente di colmare un vuoto affettivo, attraverso un figlio.
Gli studi relativi a questo fenomeno mostrano che le condizioni maggiormente associate ad un rischio di gravidanza in età adolescenziale sono gli stati di svantaggio socio-economico, i problemi di compattezza/ integrità della famiglia d'origine, i bassi livelli di istruzione o l' insuccesso scolastico e i problemi comportamentali. Pertanto l'adolescente che si trova a vivere l'esperienza di una gravidanza, spesso parte già da situazioni a rischio.
Le gestazioni in adolescenza sono un evento complesso, dal momento che avvengono in un momento evolutivo in cui la personalità è ancora in costruzione e definizione.
Nel processo di individuazione e separazione dalle figure genitoriali, nell'elaborazione di una nuova immagine di sé e di acquisizione di una nuova identità, la gravidanza può assumere diversi significati: avere precoci rapporti sessuali può essere un modo per la ragazza di ribellarsi nei confronti delle restrizioni genitoriali; attraverso l' attesa di un figlio, potrebbe ricercare quella tenerezza che le è venuta a mancare da parte della propria madre, o tentare di ricreare con il proprio figlio il legame infantile di tipo simbiotico, in un' identificazione col modello materno; può esprimere, inoltre, il desiderio di compensare un vuoto di identità, “essere qualcuno” attraverso l' assunzione di un ruolo e il possesso di qualcosa di proprio, il figlio.
La gravidanza può costituire un agito, che mira ad ottenere un cambiamento e, inconsapevolmente, sottende il bisogno di essere protette e viste nei loro bisogni di cura da parte delle proprie madri. Nella concretezza dell' agito, il conflitto interiore viene esteriorizzato: l'atto del concepimento prende il posto della mentalizzazione, dell' elaborazione dei significati sottesi all' agire. Particolarmente delicata e difficile è la scelta di interrompere o portare a termine la gravidanza, e in quest' ultimo caso, di tenere o dare in affido il bambino, che vede coinvolti accanto alla ragazza i genitori e il giovane partner.
Qualunque sia la decisione, è fondamentale un percorso di sostegno psicologico che aiuti la giovane, per le implicazioni e ripercussioni che può avere per il suo processo di crescita.
Dr.ssa Stefania Arcaini
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