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bancario in salotto

L’anatocismo

Buongiorno cari lettori, oggi riprendiamo un argomento già affrontato, l'anatocismo. Alcuni di voi avranno notato l'addebito degli interessi passivi in data 1 marzo. L'anatocismo è il calcolo degli interessi sugli interessi che sono già maturati su una somma dovuta. Gli interessi maturati si trasformano in capitale (in linguaggio tecnico si dice che si "capitalizzano") ossia sono sommati all'importo dovuto e producono a loro volta interessi: è in questo caso che si parla di interesse composto.
È importante sapere cos'è l'anatocismo; ancora più importante è sapere che per tutte le operazioni bancarie le nuove regole vietano qualsiasi forma di produzione di interessi sugli interessi dovuti dal cliente alla banca.
Le nuove regole non cambiano il regime degli interessi di mora, ossia quelli previsti se il cliente non paga quanto dovuto alla scadenza prevista dal contratto (ad esempio in caso di mancato pagamento della rata di un mutuo o di un altro finanziamento). Per il calcolo e il pagamento di questi interessi si continua a fare riferimento a quanto stabilito dal contratto e dalle norme del codice civile.
Nei rapporti di conto corrente il cliente, oltre a depositare somme, può anche utilizzare in modo flessibile un credito accordato dalla banca (scoperto di conto o apertura di credito). Pertanto quando parliamo di interessi parliamo sia degli interessi creditori o attivi, ossia quelli spettanti al cliente sulle somme depositate (il cosiddetto saldo attivo), sia degli interessi debitori o passivi, ossia quelli che sono dovuti dal cliente per l'utilizzo delle somme messe a disposizione dalla banca.
Per queste operazioni bancarie - in cui il rapporto di credito è regolato in conto corrente - la produzione degli interessi è sottoposta a nuove regole ben precise
Regola 1. Gli interessi passivi maturati non possono produrre altri interessi.
Regola 2. Gli interessi passivi e attivi devono essere calcolati con la stessa periodicità, ossia secondo lo stesso intervallo di tempo. Questa regola valeva anche prima.
Regola 3. Il periodo di conteggio degli interessi non può essere inferiore a un anno e il termine per il calcolo è fissato a una data certa, che è il 31 dicembre di ciascun anno. Ciò significa che per il calcolo degli interessi passivi il periodo di riferimento non può più essere, ad esempio, il trimestre. Per quelli attivi il contratto potrebbe prevedere, a vantaggio del cliente, un periodo di calcolo inferiore all'anno.
Regola 4. Gli interessi passivi sono calcolati al 31 dicembre anche in caso di contratti stipulati in corso d'anno e, comunque, al termine del rapporto.
Regola 5. Gli interessi passivi calcolati al 31 dicembre non sono dovuti a questa data, ma al 1° marzo dell'anno successivo a quello in cui sono maturati.
Le banche devono dare separata evidenza a interessi e capitale.
In questo modo il cliente ha sempre chiare la somma dovuta a titolo di interessi, che non può produrre ulteriori interessi, e la somma dovuta a titolo di restituzione del capitale, ossia il debito principale, che produce interessi. Il cliente ha tre strade per pagare e far proseguire normalmente il rapporto di credito con la banca, evitando gli effetti negativi di un inadempimento:
se ha disponibilità sufficienti può pagare subito il debito da interessi, in contanti o con un bonifico da un altro conto, evitando qualsiasi forma di capitalizzazione e quindi qualsiasi effetto di aumento del debito
può estinguerlo autorizzando l'addebito in conto; in questo modo il debito da interessi si somma a quello principale e non è più distinto da esso, quindi è pagato o attraverso una compensazione con l'eventuale saldo attivo presente alla data del 1° marzo oppure, in caso di conto con saldo negativo, attraverso un ampliamento della somma oggetto di finanziamento.
  può concordare con la banca, con un'apposita clausola contrattuale, che le somme in entrata sul suo conto (ad esempio bonifici in arrivo) siano impiegate per estinguere il debito da interessi. È utile verificare cosa prevede il proprio contratto al riguardo.
I casi più diffusi sono quelli in cui il cliente acconsente al pagamento degli interessi tramite una loro "fusione" con il capitale. In caso di conto capiente, ossia con un saldo attivo uguale o superiore alla somma dovuta a titolo di interessi, gli interessi dovuti dal cliente sono pagati perché si compensano con il saldo attivo, che quindi si azzera o si riduce dell'importo corrispondente al debito da interessi.
In caso di conto con un saldo negativo, dal 1° marzo la somma dovuta a titolo di interessi si somma al capitale (si "trasforma" in capitale) e produce a sua volta interessi. La somma inizialmente dovuta quindi aumenta.
L'autorizzazione all'addebito in conto deve essere data in forma scritta o in modalità digitale equiparabile alla forma scritta; può essere data in via generale dal cliente con il contratto che dà origine al rapporto o in seguito.
Il cliente deve esprimere il suo consenso all'addebito in modo espresso e specifico. In ogni caso può revocare l'autorizzazione in ogni momento, purché prima dell'effettuazione dei singoli addebiti.
Il cliente che non ha autorizzato l'addebito degli interessi in conto corrente e non ha pagato gli interessi alla scadenza prevista può essere oggetto di recupero della somma per vie legali da parte della banca creditrice, inoltre l'esposizione debitoria del cliente verrà segnalata alla Centrale dei rischi.
A presto cari lettori, un affettuoso abbraccio virtuale.

Buongiorno, vorrei avere informazioni circa degli investimenti considerati “sostenibili”, avrebbe gentilmente qualche suggerimento?

Lettera firmata

Buongiorno caro lettore, 

l'argomento è stato di recente trattato dall' Unione europea attraverso il Piano d’’azione sulla finanza sostenibile e in particolare riferimento alla tassonomia (classificazione) centrale al progetto.

La tassonomia è un insieme di attività economiche considerate sostenibili da un punto di vista ambientale ai fini dell' investimento.

Il suo scopo principale è, quindi, tradurre gli obiettivi ambientali e climatici del Green Deal europeo in criteri utilizzabili dagli investitori per selezionare gli investimenti secondo criteri di sostenibilità.

Per “finanza sostenibile” si intende generalmente il processo di tenere in debita considerazione, nell'adozione di decisioni di investimento, i fattori ambientali e sociali, per ottenere maggiori investimenti in attività sostenibili e di più lungo termine.

Più precisamente, le considerazioni di ordine ambientale fanno riferimento all' attenuazione dei cambiamenti climatici e all'adattamento a questi nonché in senso lato all'ambiente e ai rischi connessi, come per esempio le catastrofi naturali.

Le considerazioni di ordine sociale possono fare riferimento a questioni di ineguaglianza, inclusività, rapporti di lavoro, investimenti in capitale umano e comunità.

Questo piano d'azione sulla finanza sostenibile è parte di più ampi sforzi per collegare la finanza alle esigenze specifiche dell'economia europea e mondiale a beneficio del nostro pianeta e della nostra società. 

Nello specifico, il piano d'azione mira a:

1. riorientare i flussi di capitali verso investimenti sostenibili al fine di realizzare una crescita sostenibile e inclusiva;

2. gestire i rischi finanziari derivati dai cambiamenti climatici, l'esaurimento delle risorse, il degrado ambientale e le questioni sociali;

3. promuovere la trasparenza e la visione a lungo termine nelle attività economico-finanziarie.

Il Piano d'azione sulla finanza sostenibile assunto dall'Unione Europea, e in particolare con la tassonomia che ne sta al centro, si pone il difficile compito di stabilire quali siano i settori economici e le attività in cui è possibile investire sostenibilmente dal punto di vista dell'ambiente, per accelerare la transizione ecologica.  

Il Regolamento sulla Tassonomia (classificazione) indica, inoltre, i sei obiettivi ambientali al cui raggiungimento essa è finalizzata: mitigazione dei cambiamenti climatici; adattamento ai cambiamenti climatici; uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine; transizione verso un'economia circolare; prevenzione e riduzione dell'inquinamento e protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.

Ad aprile 2021, poi formalmente adottato a giugno 2021, è stato approvato l'Atto delegato che ha definito tali criteri in riferimento ai primi due obiettivi del Regolamento: la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici. 

Quanto previsto da questo primo Atto delegato entrerà in vigore dall'inizio del 2022. Nei prossimi mesi è invece prevista l'approvazione degli atti delegati riguardanti gli altri obiettivi ambientali, le cui previsioni normative entreranno in vigore a inizio 2023.

Intanto è iniziato il lavoro anche sulla cosiddetta tassonomia sociale, che dovrà aiutare gli investitori a identificare gli investimenti sostenibili dal punto di vista sociale, ad esempio per quanto riguarda la promozione e la tutela dei diritti umani.

 Gli investitori dovrebbero chiedere al proprio gestore di fiducia quali differenze esistono tra diversi prodotti e come poter riconoscere la strategia più adatta alle proprie caratteristiche ed obiettivi. 

Si possono considerare diversi approcci d'investimento, ad esempio quello basato sui fondamentali, in cui la selezione dei titoli è effettuata in base al grado di convinzione e fiducia del gestore e s'incentra sulle caratteristiche economico-finanziarie  della società cui si fa  riferimento. Un altro approccio è quello che riconosce che l'investimento a lungo termine si sta progressivamente spostando dal focus geografico a quello tematico. Un'alternativa potrebbe essere un approccio di tipo quantitativo, che utilizzi tecniche e nuove tecnologie di analisi avanzate e modellazione dei dati per giungere ad un'analisi approfondita delle performance societarie.

Le caratteristiche promosse da questi prodotti finanziario consistono nell'investire in società con eccellenti rating ambientali, sociali e di governance escludendo gli emittenti che producono energia nucleare, che possiedono riserve di combustibili fossili, che producono tabacco o armi militari, nonché qualsiasi società del settore del gioco d'azzardo.

A presto cari lettori, 

un caloroso abbraccio virtuale.

COSA CAMBIA DAL PRIMO LUGLIO 2021?

Buongiorno e ben ritrovati cari lettori, oggi parliamo di quello che è cambiato nel mondo bancario a partire dal 1 luglio.

Partiamo con le azioni intraprese dalla Banca ING, promotrice del famoso conto arancio. 

Al fine di ridurre la circolazione del denaro contante e limitare il costo di tali giacenze sui conti correnti, la banca olandese ha deciso di chiudere tutti gli sportelli bancomat sul territorio italiano. A ciò si aggiunge la chiusura di 7 filiali, che passeranno da 30 a 23, oltre ad una riduzione del tasso a credito dallo 0,02% allo 0,01%.

Quindi tutti i correntisti ING (1,3 milioni in Italia) potranno prelevare sì ma solo da atm di altre banche, andando a sostenere gli eventuali costi previsti dal contratto. I versamenti in contante non saranno ammessi mentre gli assegni dovranno essere spediti via posta a questo indirizzo: ING – casella postale 10632 – 20159 Milano.

Di fatto tutti gli Istituti bancari pagano un interesse negativo dello 0,50% sui capitali fermi – in Italia ci sono 1.745 miliari di euro.

Fineco, a sua volta,  ha annunciato a mille dei suoi correntisti la chiusura del conto corrente con deposito fermo superiore a 100mila euro (su quasi un milione e mezzo di correntisti totali). 

Un'altra scadenza importante per il primo luglio è la ripresa delle attività dei tribunali sulle operazioni di pignoramento di case e conti correnti, in base al decreto Milleproroghe su marzo 2021.

Infine dal 1 luglio 2021, come disposto dalla legge di bilancio del 2020, il limite all'uso dei contanti è stato ulteriormente ridotto a 1.000 euro (prima era di 2.000). Il che significa che per spese superiori a tale soglia bisognerà per forza utilizzare mezzi di pagamento tracciabili, quali bancomat, carte di credito, assegni, bonifici, ecc. Per i trasgressori sono previste sanzioni che vanno da 3.000 a 50.000 euro.

Tracciare i pagamenti dei piccoli consumatori avrà sicuramente il vantaggio di combattere l'evasione a bassi livelli, ma il problema andrebbe analizzato in maniera molto più approfondita. Inoltre la legge non tiene conto degli stranieri in Italia, per i quali il limite sull'uso dei contanti sale fino a 15.000 euro.

Infatti, il cittadino tedesco o francese che vuole acquistare la stessa merce del cittadino italiano, potrà farlo in contanti spendendo fino a 15.000 euro. Paradossalmente potrebbe acquistare anche una moto o un'automobile perché la legge glielo consente.

A presto cari lettori, un caloroso abbraccio virtuale.

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